Ah, che bello realizzare il sogno di comprare casa. Ma se invece ci pagano pure per comprarla? In Trentino c’è chi sogna di riportare vita nei borghi spopolati e ha deciso di farlo con un incentivo concreto: fino a 80 mila euro a fondo perduto per chi decide di comprare o ristrutturare casa nei piccoli paesi della provincia. La Provincia autonoma di Trento rilancia un progetto già sperimentato in passato, ma stavolta con numeri più ambiziosi e con un obiettivo preciso: rivitalizzare quelle comunità che, negli ultimi anni, hanno perso residenti, attività e servizi.
È una forma di sostegno economico che non ha nulla di simbolico.
Si tratta, a tutti gli effetti, di un contributo destinato a famiglie, giovani coppie o singoli che decidono di investire in immobili situati in aree in difficoltà. L’aiuto può arrivare fino a 80 mila euro per chi decide di trasferirsi e stabilire la propria residenza in uno dei 35 Comuni selezionati, tutti considerati ad alta vulnerabilità demografica. I fondi servono per coprire le spese di acquisto e ristrutturazione, ma anche per interventi di miglioramento energetico, messa in sicurezza e adeguamento degli edifici.
Una misura per frenare lo spopolamento
Il cuore dell’iniziativa è proprio qui: contrastare l’emorragia di abitanti che colpisce da anni le zone montane e periferiche. Borghi che un tempo erano vivi, ricchi di relazioni, con scuole, negozi e presidi sanitari, oggi si svuotano sotto il peso dell’invecchiamento della popolazione e della fuga verso le città. La giunta provinciale, guidata da Maurizio Fugatti, ha deciso di intervenire non solo con parole, ma con una misura concreta che mette sul piatto un budget complessivo di circa 10 milioni di euro per questa seconda fase del bando.
I beneficiari non devono essere necessariamente residenti in Trentino. L’iniziativa è aperta a cittadini italiani e stranieri che abbiano la volontà di trasferirsi stabilmente nei borghi selezionati. Una delle condizioni è che la casa diventi prima abitazione e che chi riceve il contributo vi trasferisca la propria residenza entro 18 mesi dall’assegnazione. Inoltre, l’immobile deve essere mantenuto come abitazione principale per almeno 10 anni, pena la restituzione del beneficio.
Il modello è quello già visto in altri contesti europei, come alcune regioni della Spagna o della Francia rurale, ma anche in diverse aree del Sud Italia, dove piccoli comuni offrono immobili a prezzi simbolici o con forti incentivi. A fare la differenza, però, è l’entità dell’aiuto. Trento non regala ruderi, ma offre denaro vero per chi vuole costruirsi una vita in un contesto magari meno frenetico, ma più sostenibile.
Comprare casa, chi può partecipare e con quali criteri
Il bando è aperto a diverse tipologie di beneficiari. In particolare, viene data priorità ai nuclei familiari giovani o a basso reddito, ma anche a persone singole che vogliono iniziare un nuovo percorso abitativo lontano dai grandi centri urbani. Una valutazione tecnica e reddituale serve a stabilire la graduatoria, tenendo conto anche dell’entità dei lavori previsti sull’immobile.
Più alta è la spesa complessiva (entro i limiti stabiliti), maggiore sarà il contributo riconosciuto, che può coprire dal 50% all’80% delle spese sostenute.
I comuni interessati si trovano sparsi su tutto il territorio provinciale, dal Primiero alla Val di Non, dalla Valsugana alla Val di Fassa. Paesi con poche centinaia di abitanti, ma ricchi di storia, natura e identità locale. Non è un caso che alcune amministrazioni stiano già lavorando per accompagnare i nuovi arrivati, offrendo servizi di accoglienza, orientamento e supporto burocratico. L’idea, insomma, è quella di facilitare non solo l’acquisto, ma anche l’integrazione.
Una delle novità rispetto al passato è l’intenzione di monitorare gli effetti della misura nel medio periodo. Quante famiglie resteranno davvero? Come cambierà la composizione demografica dei borghi? Quali impatti si avranno sui servizi locali? Le risposte a queste domande saranno fondamentali per capire se l’esperimento trentino potrà diventare un modello nazionale.
Casa in Trento, un’opportunità anche per ripensare il futuro
In un momento storico in cui il tema della casa è sempre più urgente, soprattutto per i giovani, un’iniziativa come questa assume un valore simbolico e pratico. Mentre nelle città gli affitti salgono e gli immobili restano fuori portata per molti, ci sono territori interi che aspettano solo di essere abitati di nuovo. Trento lo sa, e ci riprova con determinazione.
Chi aderisce a questo progetto non fa solo un investimento economico, ma anche una scelta di vita. Vivere in un borgo montano significa accettare ritmi diversi, spesso meno comodi, ma anche più umani. Significa contribuire attivamente alla rinascita di una comunità, dando un nuovo senso a luoghi che rischiavano l’abbandono. E, forse, significa anche riscoprire un’altra idea di futuro, dove la casa non è solo un tetto, ma un modo per tornare a sentirsi parte di qualcosa.
Riassumendo.
- Trento offre fino a 80 mila euro a fondo perduto per chi acquista casa in 35 borghi a rischio spopolamento.
- Il contributo copre spese di acquisto, ristrutturazione e riqualificazione, con obbligo di residenza stabile.
- L’iniziativa vuole rilanciare le comunità locali e contrastare il declino demografico delle aree montane.