L’ormai tanto amato, e al tempo stesso odiato, regime di vantaggio del “forfettario” per le piccole partite Iva, dovrebbe cambiare pelle.
Il nuovo progetto, inserito in un più ampio quadro normativo di lotta all’evasione, potrebbe ben presto dire addio a questo regime, almeno così per come lo conosciamo.
La critica più grande, mossa dai detrattori, e che una “Flat Tax”, cosi disposta, contribuirebbe ad incentivare la creazione del nero.
Perché la regime forfettario incentiva il nero?
Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato, destinato agli operatori economici di ridotte dimensioni.
Il reddito imponibile viene determinato calcolando all’ammontare dei ricavi conseguiti o dei compensi percepiti, il Cosiddetto “coefficiente di redditività” previsto per l’attività esercitata. Dal reddito cosi determinato forfettariamente si posso dedurre, solamente, i contributi previdenziali obbligatori, compresi quelli corrisposti per conto dei collaboratori dell’impresa familiare fiscalmente a carico ovvero, se non fiscalmente a carico, qualora il titolare non abbia esercitato il diritto di rivalsa sui collaboratori stessi; l’eventuale eccedenza è deducibile dal reddito complessivo.
Il punto focale è quindi la determinazione del reddito imponibile, che, per l’appunto in questo regime, non prevede la deduzione dei costi sostenuti inerenti l’attività d’impresa, ma solo una forfettizzazione di essi, in misura diversa a seconda della categoria dell’attività svolta.
Appare evidente come, in un simile contesto, viene disincentivata la fatturazione verso i titolari di questo regime. Titolari, quest’ultimi, per cui, ai fini reddituali e impositivi, non avrebbe sortito alcun beneficio la contabilizzazione del costo sostenuto.
Per questo motivo sarebbe allo studio la modifica e, forse, il totale abbandono di questo modello fiscale.
Verso la contabilizzazione analitica dei costi sostenuti
Stando alla bozza della manovra in circolazione, discussa in questi giorni dal recente Consiglio dei Ministri, la misura sostanziale allo studio sembrerebbe quella di un ritorno, in chiave moderna, del cosiddetto “Regime dei Minimi” (vecchio regime di vantaggio, predecessore dell’attuale forfettario).
Lo si chiami come si voglia, la questione importante e quella della reintroduzione di un regime analitico per la determinazione dei costi e dei ricavi sostenuti. In questo modo, i titolari di piccole partite iva sarebbero costretti alla contabilizzazione dei costi. Ovviamente si tratta di una semplice bozza da poco discussa, e per avere qualche conferma bisognerà aspettare i testi definitivi.