Ecco perché i rendimenti dei bond europei potrebbero tornare a scendere

I rendimenti dei bond europei sono risaliti drasticamente nelle ultime settimane, ma alcuni dati segnalano una possibile contrazione futura.
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3 giorni fa
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Rendimenti bond europei in calo?
Rendimenti bond europei in calo? © Licenza Creative Commons

Un mese di marzo da dimenticare per gli emittenti sovrani del Vecchio Continente. I rendimenti dei bond europei sono letteralmente esplosi e, pur ripiegando dai massimi, vi sostano in prossimità. Il BTp a 10 anni è passato dall’offrire il 3,47% a fine febbraio al 3,90% di ieri. Un rialzo che si traduce nell’aumento dei costi di emissione a carico del Tesoro. D’altra parte, gli investitori hanno l’opportunità di ri-entrare sul mercato obbligazionario per fare shopping lungo le scadenze.

Rendimenti bond europei in ripresa a marzo

A scatenare il “sell-off” è stato prima l’annuncio dei dazi dell’amministrazione Trump e dopo del riarmo europeo.

I due eventi hanno attirato l’attenzione dei mercati finanziari per le loro possibili implicazioni macroeconomiche: aumento dell’inflazione e dell’offerta di debito. La Germania ha scioccato tutti con un “bazooka” da 1.000 miliardi di euro in deficit in 10 anni. La fine dell’austerità fiscale tedesca segna un’era, qualcosa di imprevisto e considerato persino impensabile fino a qualche mese fa.

Il boom dei rendimenti per i bond europei ha riguardato particolarmente il tratto lungo della curva dei tassi. Il tratto breve beneficia del taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Pur in dubbio ad aprile, la prospettiva è che l’allentamento monetario prosegua fino alla fine dell’anno con altri 2 tagli dello 0,25%. E non è detto che le quotazioni abbiano toccato il fondo. Il Bund a 10 anni può salire fino a un rendimento del 4% per alcuni analisti. Sarebbe un evento drammatico per il mercato obbligazionario.

Segnali rassicuranti dal mercato

Fatto sta che quando passiamo dalle analisi ai dati di fatto, la situazione sembra mostrarsi diversamente.

Ieri, il Tesoro ha emesso una nuova tranche del BTp€i 15 maggio 2029 (ISIN: IT0005543803). Il prezzo di aggiudicazione è stato di 101,94, corrispondente a un rendimento reale dell’1,02%. Questo è un bond con cedola minima dell’1,50% e indicizzata all’inflazione dell’Eurozona. Confrontandone il rendimento con quello offerto dal bond del Tesoro di simile scadenza e con cedola fissa, otteniamo le aspettative d’inflazione del mercato. Esse risultano in area 1,80%.

A conti fatti, lo stesso mercato che sta facendo risalire i rendimenti dei bond europei sui timori dell’inflazione, non si aspetta che il rischio si verifichi. Per i prossimi 4 anni, infatti, sconta una crescita media annua dei prezzi al consumo nell’area sotto il target BCE del 2%. E lo stesso dicasi guardando al Bundei 15 aprile 2030 con cedola reale 0,50% (ISIN: DE0001030559), bond tedesco indicizzato anch’esso all’inflazione Eurostat. Offriva ieri lo 0,45% contro il 2,39% del titolo con cedola fissa, scontando una crescita dei prezzi al consumo per il prossimo lustro in area 1,95%, sempre sotto il target del 2%.

Rischio inflazione sovrastimato?

Viviamo in una fase di incertezza, dovuta al fatto che non sappiamo ancora quanto dei dazi minacciati dal governo americano saranno effettivamente imposti e quale sarà l’entità effettiva del riarmo europeo. Se il mercato stesse vedendoci bene, i rendimenti dei bond europei tornerebbero presto a scendere. Il rischio inflazione esiste, ma forse è sovrastimato rispetto alle condizioni economiche dell’Eurozona.

Così come il fattore politico potrebbe spingere UE e USA a trovare un accordo reciprocamente vantaggioso, anziché dilaniarsi in una guerra commerciale senza vincitori reali. Infine, gran parte dei governi europei non può permettersi di aumentare la spesa militare in deficit.

Rendimenti bond europei, ancora pazienza

Venendo meno parte di tali rischi, i rendimenti dei bond europei a breve termine beneficerebbero del prosieguo del taglio dei tassi. E il tratto lungo trarrebbe vigore dal “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione, nonché dalle minori emissioni a debito di quelle sinora paventate. Con ogni probabilità l’inversione di tendenza non sarà immediata. Gli investitori dovranno avere ancora pazienza. Sarà dura per molti di loro assistere a una fase laterale per diverse settimane e mesi, nel corso della quale i prezzi dei bond scenderanno e risaliranno ai livelli attuali o poco più, continuando ad infliggere perdite. Solo una schiarita definitiva porterà alla loro ripresa. Forse con il bel tempo.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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