I rendimenti dei BTp a 10 anni sono saliti ai massimi dalla fine di giugno, similmente a quanto è accaduto ieri negli USA con il Treasury alle varie scadenze. Il decennale italiano offre adesso lo 0,85%, ma in mattinata ha fatto una capatina in area 0,90%. Solamente una settimana fa, stava allo 0,66%. Un’impennata che si spiega con i timori diffusi sui mercati circa una probabile fase di stagflazione. Ieri, l’indice S&P 500 a New York ha perso il 2%, mentre le borse europee hanno “bruciato” 200 miliardi di capitalizzazione.
Il boom dei prezzi delle materie prime minaccia la ripresa dell’economia mondiale dopo il tonfo provocato dalla pandemia. Corriamo il serio rischio di fermarci a inizio corsa. Bassa crescita e alta inflazione sono uno scenario da incubo per i titoli di stato italiani, i cui rendimenti stanno risalendo proprio per questo.
Rendimenti BTp ancora troppo bassi
Oggi, il Tesoro tiene un’asta di bond a 5 e 10 anni, tra cui CcTeu con scadenza aprile 2026. Punta a raccogliere tra 4,75 e 6,25 miliardi. Allo stato attuale, il BTp agosto 2026 e zero coupon offre un rendimento dello 0,16%, con una quotazione a fine seduta di ieri a 99,24 centesimi. Il BTp dicembre 2031 e cedola 0,95%, invece, quota di poco sopra la pari a 100,45. Il suo rendimento è, quindi, appena superiore allo 0,90%. Infine, il CcTeu 2026, il quale offre cedola dello 0,5% e che ricordiamo essere legato all’Euribor a 6 mesi. Quotazione a 100,86 e rendimento in area in area -0,20%.
Ieri, il Tesoro ha collocato sul mercato BoT a 6 mesi con rendimento sceso al minimo storico del -0,545%. Anche oggi l’esito dell’asta sarà positivo per l’emittente, molto meno per gli obbligazionisti. A fronte di un’inflazione italiana già al 2%, praticamente non esiste ancora alcuna scadenza che offra rendimenti netti sufficienti a mantenere il potere di acquisto del capitale investito. Ed è un bel problema.