Ultime battute del 2016 sui mercati finanziari, anche se il clima pre-festivo in Italia non sta annoiando analisti e investitori, tra salvataggio pubblico delle banche con annessa probabile nazionalizzazione di MPS in atto e la scalata “ostile” di Vivendi a Mediaset, che minaccia il controllo della famiglia Berlusconi. Il clima si è parzialmente disteso nelle ultime settimane, dopo la celebrazione del referendum costituzionale del 4 dicembre, che ha visto una netta vittoria del “no”, provocando la caduta del governo Renzi, ma non per questo mutando in peggioramento l’umore tra gli investitori.
La pressione sembra essersi allentata, in particolare, sui titoli bancari e su quelli emessi dallo stato. I rendimenti decennali sono saliti dall’1,55% di inizio anno all’1,85-1,90% di questi ultimi giorni. Una trentina di punti base in più, che non rappresentano una ripresa drammatica, ma un adeguamento semmai alle aspettative d’inflazione surriscaldatesi negli ultimi mesi, seppur meno in Italia che altrove. (Leggi anche: Spread, BTp e banche: e se i mercati festeggiassero l’addio di Renzi?)
Cresce il divario con Bund e Bonos
Sul rialzo dei rendimenti sovrani pesa, nel nostro caso, anche l’instabilità politica attesa nei prossimi mesi e forse anni. Ad ogni modo, dopo avere sfiorato il 2,20% poco prima del referendum, i BTp decennali ripiegano decisamente sotto il 2%. A darci il senso di ciò è il divario crescente con i titoli spagnoli. I Bonos rendevano a inizio 2016 15-20 bp in più dei nostri bond, ma oggi offrono ben lo 0,45% in meno sulla medesima scadenza, per cui si è registrato in meno di 12 mesi un allargamento del differenziale di oltre una sessantina di punti a nostro discapito.
Lo spread BTp-Bund a 10 anni si allarga anch’esso, passando da meno dell’1% all’1,60%. I rendimenti decennali tedeschi restano molto contenuti, anche perché oggetto di acquisti da parte di quanti puntano in questa fase a ripararsi contro le tensioni geo-politiche in atto in Europa, e non solo.