Le notizie arrivate dagli Stati Uniti sul fronte macroeconomico hanno fatto bene ai titoli di stato italiani. I rendimenti decennali sono scesi finalmente con decisione sotto la soglia del 4%, attestandosi persino sotto il 3,95% al termine di questa settimana di negoziazioni. E lo spread segna un calo sotto i 140 punti base o 1,40%, tendendo ai livelli che precedevano le elezioni europee di giugno. E’ sceso al momento ai minimi da tre settimane.
Mercato del lavoro Usa in rallentamento
A giugno i posti di lavoro non agricoli creati negli Stati Uniti sono stati 206.000, sopra le attese di 190.000 degli analisti, ma in calo dai 218.000 di maggio, dato rivisto al ribasso dai 272.000 inizialmente stimati.
Questi numeri lasciano sperare che l’inflazione americana possa “raffreddarsi” più velocemente delle attese, lasciando alla Federal Reserve di Jerome Powell qualche margini di manovra in più per avvicinare il taglio dei tassi di interesse. Il mercato sconta che accadrà non prima di settembre. Del resto, molto difficile che il quadro macro possa evolvere significativamente in peggio da qui al prossimo board di fine luglio.
Dati macro deboli in Eurozona
Lo spread ne ha risentito positivamente, perché se la Fed tagliasse i tassi un po’ prima, consentirebbe alla Banca Centrale Europea di muoversi con più serenità nella stessa direzione. I rendimenti decennali captano anche le aspettative d’inflazione nel lungo periodo. Più i dati macro sul piano globale si mostrano deboli, minore la pretesa del mercato quando acquistano titoli del debito pubblico.
Non ci sono soltanto i dati macro Usa a dare una mano ai rendimenti decennali italiani. A maggio la produzione industriale è crollata sia in Germania che Francia (-2,5% e -2,1% rispettivamente su aprile).
Rendimenti decennali a rischio risalita
In realtà, l’instabilità politica francese non depone a favore degli investimenti nei titoli di stato. Appare molto difficile che il prossimo governo di Parigi riesca a implementare politiche di risanamento dei conti pubblici. Un rischio per la tenuta anche dei BTp, i cui rendimenti decennali sono già i più alti dell’Eurozona. Una fase di lassismo fiscale generalizzata nell’Eurozona sarebbe l’ultima cosa che ci servirebbe per accrescere la fiducia degli investitori nel nostro debito.