I rendimenti a due anni invitano alla prudenza sul taglio dei tassi BCE

I rendimenti a due anni sono risaliti nelle ultime sedute, anche se il taglio dei tassi da parte della BCE di questa settimana è certo.
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Rendimenti a due anni in risalita
Rendimenti a due anni in risalita © Licenza Creative Commons

A leggere l’andamento del mercato non ci sarebbero dubbi circa l’imminente taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). L’appuntamento è per giovedì, quando si riunisce il board per la penultima volta quest’anno. Dai segnali arrivati dallo stesso istituto, il costo del denaro scenderà per la terza volta dello 0,25%. E così sembrano suggerire anche i rendimenti a due anni lungo le varie curve dei tassi sovrane. La scadenza tedesca è scesa a meno del 2,25% dal 2,42% di inizio settembre.

Rendimenti due anni scesi con inflazione in calo

I rendimenti a due anni sono un tratto interessante della curva dei tassi. Essi riflettono più puntualmente le variazioni attese in politica monetaria, laddove il tratto lungo delle scadenze capta più le aspettative d’inflazione. Il fatto che scendano, sarebbe un segnale sul taglio dei tassi BCE già a giorni. Fino a poco più di un mese fa, il mercato si aspettava che il terzo sarebbe arrivato solamente a dicembre. Nel frattempo, però, l’inflazione nell’Eurozona è scesa sotto il target del 2% e la congiuntura economica si è indebolita, con la Germania decisamente in recessione.

Cambio euro-dollaro invita alla prudenza

Attenzione al dopo. Ripetiamo, il taglio dei tassi BCE di questo giovedì è fuori discussione. Il tasso sui depositi bancari scenderà dall’attuale 3,50% al 3,25%. E dopo? Il ritmo con cui Francoforte procederà ad allentare la politica monetaria è tutt’altro che scontato. Ricordatevi cosa afferma il governatore Christine Lagarde ad ogni conferenza stampa post-board: “siamo e restiamo data dependent“. Cosa significa? Tutto sarà deciso di volta in volta in base ai dati macro sempre aggiornati.

E qualcosa è accaduto sui mercati per invitare alla prudenza. Gli investitori scontano un quarto taglio dei tassi BCE a dicembre, sempre dello 0,25%. Probabile che vi sia, anche se alla fine di settembre il cambio euro-dollaro era salito a 1,12, mentre oggi si attesta a poco più di 1,09.

Non è il trend che Lagarde e i banchieri centrali nazionali vogliono ritrovarsi nelle prossime settimane. Quando la moneta unica perde vigore contro il biglietto verde, il costo delle importazioni sale. Questo spinge a paventare un rialzo dell’inflazione. Viceversa, quando essa si rafforza.

Rischio recessione più debole negli Usa

Cos’è successo? Nelle ultime sedute, il dollaro ha rialzato la testa contro le altre valute mondiali. I dati sul lavoro a settembre si sono rivelati migliori delle attese. Il rischio di recessione si è allontanato per il momento, altrimenti avremmo dovuto leggere un aumento della disoccupazione, un calo dell’occupazione e salari stagnanti. Sta ancora accadendo tutto l’opposto. E questo già porta gli analisti a pensare che la Federal Reserve non si affretterà a tagliare i tassi anche ai prossimi appuntamenti di politica monetaria. C’è chi tra gli investitori ha definito “un errore” il maxi-taglio dello 0,50% del governatore Jerome Powell.

I rendimenti a due anni hanno seguito un andamento coerente. A fine settembre, i titoli tedeschi per questa scadenza offrivano appena il 2,07% e gli italiani il 2,44%. Da allora sono risaliti intorno allo 0,20%. E’ evidente che il mercato obbligazionario stia frenando sul taglio dei tassi BCE a ritmi veloci durante l’intero 2025. Lo spread BTp-Bund su questo tratto della curva è risalito da 37 a 42 punti base. Perché? Grosso modo, gli investitori scontano adesso un taglio dei tassi in meno da qui a due anni e questo aumenta, pur di poco, la percezione del rischio sovrano a carico dei nostri bond, principali beneficiari dell’allentamento monetario.

Rendimenti due anni in risalita anche negli Usa

Se il cambio euro-dollaro proseguisse la discesa, i rendimenti a due anni con ogni probabilità risalirebbero ulteriormente. E c’è da dire che anche le previsioni sull’Euribor a 3 mesi, a loro volta riflesso del tasso sui depositi BCE, nel brevissimo termine ne hanno già risentito.

Fino a qualche seduta addietro, il mercato puntava persino a un taglio dei tassi BCE in formato “maxi” per dicembre, cioè nell’ordine dello 0,50%. Adesso, scontano pienamente un altro taglio, ma dello 0,25%. E nelle ultime due settimane, il Treasury biennale si è impennato dal 3,65% al 3,95%. E’ la conferma che a frenare le banche centrali sarebbe proprio la cautela attesa da parte della Fed.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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