Gli Eurobond non approfittano del sell-off sui Bund, questione di status

I rendimenti degli Eurobond nelle ultime settimane sono saliti più dei Bund, a conferma che si tratti di titoli dallo status incerto.
1 giorno fa
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Boom rendimenti Eurobond
Boom rendimenti Eurobond © Licenza Creative Commons

L’ex premier Mario Draghi ha spronato l’Unione Europea ad emettere debito comune per finanziare iniziative come il riarmo. La premier Giorgia Meloni non vuole saperne di attivare la clausola di salvaguardia per aumentare le spese militari, preferendo emissioni sovranazionali per non gravare sul bilancio statale. I rendimenti di mercato degli Eurobond risultano inferiori a quelli offerti dai nostri BTp e per questo risparmieremmo diversi quattrini ricorrendo a questo strumento. Ma se vediamo le cose dalla prospettiva dei tedeschi, la situazione muta parecchio.

Rendimenti tedeschi su con riarmo

Da quando il cancelliere “in pectore” Friedrich Merz ha annunciato un piano di 1.000 miliardi di euro di deficit in 10 anni, i rendimenti tedeschi sono esplosi sul mercato sovrano.

Gli spread si sono ristretti con gli altri titoli di stato, svelando che questa volta il “sell-off” ha riguardato proprio i Bund. Gli investitori scontano l’aumento futuro della loro offerta. Insomma, saranno meno rari di oggi e per questo meno preziosi. E i rendimenti degli Eurobond, cioè dei titoli del debito emessi dall’Unione Europea?

Si è detto in queste settimane che essi potrebbero approfittare di questo cambio di paradigma a Berlino per diventare finalmente il vero “safe asset” di riferimento per l’intera Unione Europea. Finora, in effetti, i rendimenti degli Eurobond lungo la curva della scadenze sono risultati sempre superiori a quelli dei Bund. Due le ragioni principali di questo apparente paradosso: l’UE è un emittente senza entrate fiscali proprie, per cui un po’ meno credibile della Germania. Le emissioni sono scarne e previste solo fino al 2026 con il completamento del Next Generation EU. Trattandosi di un mercato poco liquido, gli investitori non si espongono più di tanto. Di recente, due provider finanziari internazionali hanno per questo desistito dall’inserire tali titoli nei loro indici.

Giù anche titoli del debito UE

Cos’è accaduto ai rendimenti degli Eurobond con il “sell-off” di marzo? Prendiamo due scadenze lunghe e confrontiamole con le omologhe tedesche. Il Bond Sure EU del 4 luglio 2035 senza cedola (ISIN: EU000A285VM2) ha perso il 4% e oggi si acquista per meno di 72 centesimi. Il suo rendimento è salito dello 0,42% all’attuale 3,25%. Nello stesso periodo, il Bund a 10 anni ha registrato un aumento del rendimento dello 0,39%. Dunque, il decennale comunitario ha fatto relativamente peggio.

Spostiamoci sul tratto a 30 anni. Il bond EU Next Generation del 4 ottobre 2054 con cedola 3,375% (ISIN: EU000A3K4EY2) ha perso il 6% e quota oggi a circa 91,60 centesimi. Il suo rendimento a marzo è lievitato dello 0,47% contro lo 0,40% per il Bund a 30 anni. Anche in questo caso, la performance è stata relativamente peggiore.

Rendimenti Eurobond confermano status inferiore ai Bund

In definitiva, i rendimenti degli Eurobond non sono risaliti di meno rispetto a quelli tedeschi. Ciò smentisce ad oggi l’assunto per cui i titoli del debito UE possano rimpiazzare presto le emissioni della Germania in qualità di “safe asset”. Il mercato ha venduto quasi indistintamente gli uni e gli altri, a conferma di non intravedere ancora una reale alternativa ai Bund.

Può darsi che un annuncio nel senso di maggiori emissioni di Eurobond in futuro possa cambiare lo stato delle cose. Per il momento, comunque, lo status del debito comunitario rimane inferiore a quello tedesco. E dati i maggiori costi attesi, la Germania si guarderà bene dal puntarvi al posto dei propri bond.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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