Questa sera l’agenzia di rating Fitch aggiornerà il suo giudizio sui titoli di stato francesi e a Parigi non sono molto tranquilli. Da mesi c’è nervosismo tra gli Oat, che si coglie nell’aumento dello spread con i Bund della Germania. Era sotto 50 punti base prima delle elezioni europee di giugno, mentre adesso si colloca poco sotto gli 80. E le distanze con i rendimenti italiani si sono accorciati drasticamente. Appena 50-55 punti nelle ultime settimane. Non era stato così basso sin dalla primavera del lontano 2010, prima che esplodesse la crisi dei debiti sovrani nell’Eurozona.
Rendimenti italiani decennali al 3,50%
Il BTp a 10 anni offre in queste ore intorno al 3,50%, l’Oat francese più del 3%. Lo spread BTp-Bund è sceso sotto 130 punti, ai minimi dal maggio scorso. E gli ultimi dati forniti dalla Banca Centrale Europea (BCE) riguardo ai due programmi monetari di acquisto dei bond confermano la possibilità che nei prossimi mesi vi sia un ulteriore restringimento dello spread tra BTp e Oat.
BTp in calo nel portafoglio BCE
Sin dal 2015 la BCE ha condotto acquisti di titoli di stato e obbligazioni private per aumentare la liquidità sui mercati e contrastare la bassa inflazione. Il cosiddetto Quantitative Easing (QE), sospeso solamente nel 2019, è cessato due anni fa. Nel marzo del 2020, poi, fu varato il Pepp, un piano studiato per reagire alla pandemia. Durò due anni esatti e dalla metà di quest’anno l’istituto ha iniziato a tagliare gli acquisti netti, non rifinanziando del tutto le scadenze.
I rendimenti italiani, così come degli altri bond dell’area, hanno risentito negli anni degli acquisti di Francoforte. Non è un mistero che abbiano favorito particolarmente i titoli del debito italiano, altrimenti in grossa difficoltà sui mercati. A settembre, il portafoglio QE della BCE dedicato ai titoli di stato veniva ridotto di 17,5 miliardi. Di questi, 9,5 miliardi sono stati BTp.
BCE sostiene bond francesi
E i bond francesi? In calo di appena 205 milioni di euro a settembre. Dall’inizio dell’anno segnano -27 miliardi, avendo contribuito per circa il 18% al calo complessivo. La quota loro destinata risulta appena sotto il 20% spettante. In altre parole, i rendimenti italiani stanno convergendo con quelli francesi senza alcun sostegno della BCE. Al contrario, essa sta supportando i titoli francesi in questa fase, consentendo loro di reggere l’ondata d’urto della crisi politica esplosa in estate e che sta trasformandosi in fiscale.
Quanto al Pepp, il discorso non cambia. Nel bimestre agosto-settembre, i BTp ceduti hanno sfiorato i 4 miliardi, incidendo per il 33% dei quasi -12 miliardi in tutto. I bond francesi sono aumentati, invece, di 1,1 miliardi. Al momento, la quota dedicata ai nostri titoli è scesa al 17,4% contro il 18% della Francia. Pur essendo il programma più flessibile del QE, grosso modo i riferimenti restano del 16% per l’Italia e del 20% per la Francia. Queste percentuali conseguono al rispettivo peso delle due economie nell’area.
Rendimenti italiani in direzione Parigi
Riepilogando: i rendimenti italiani offrono un premio di appena mezzo punto percentuali rispetto ai francesi. Esso era di 180 punti o 1,80% due anni fa, quando nasceva l’attuale governo di Giorgia Meloni. Ancora un anno fa si aggirava intorno ai 140 punti o 1,40%. Tale convergenza non è supportata dalla BCE, la quale sta, anzi, approfittando del buon momento per i BTp per ridurne le quantità detenute e cercare di calmare le tensioni attorno agli Oat della Francia. Ma il sostegno non può essere illimitato e né la BCE può spingersi fino al punto da distorcere del tutto le preferenze del mercato.