Questo lunedì, American Airlines ha svelato un piano per raccogliere sul mercato altri 3,5 miliardi di dollari di capitali, di cui 750 milioni attraverso l’emissione di nuove azioni e altrettanti per mezzo di obbligazioni senior convertibili. I restanti 2 miliardi arriverebbero sempre grazie ai bond. Alla notizia, le azioni della compagnia aerea sono precipitate di un altro 6,75%, portando a quasi il 50% le perdite di quest’anno in borsa. La capitalizzazione ammonta ormai a poco più di 6 miliardi.
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Vediamo nei dettagli le emissioni obbligazionarie in corso presumibilmente dalla giornata di oggi.
Una seconda tranche da 500 milioni è a 4 anni e dovrebbe rendere l’11%. In particolare, la quotazione sarebbe in area 95-96 centesimi e il tasso a uno spread di 950 punti base sopra il Libor. Infine, una terza a 5 anni sarà composta da obbligazioni senior convertibili e con cedola 6-6,50% e a premio di circa il 20% rispetto all’attuale valore delle azioni. I proventi degli incassi saranno destinati alle finalità generali aziendali, tra cui la restituzione di un prestito da 1 miliardo in scadenza nel marzo prossimo e acceso con le banche tre mesi fa. I restanti 2,5 miliardi andrebbero ad accrescere la liquidità disponibile. Al netto di queste emissioni, American deterrà altri 3-4 miliardi di dollari di assets liberi, cioè non gravati da garanzie per debiti.
Alti rendimenti e rischio
Anche la prima compagnia americana ha subito un duro colpo con l’emergenza Coronavirus, sebbene stia lentamente tornando a volare. Si stima che per giugno dovrebbe riuscire a contenere il cash “bruciato” a 40 milioni al giorno, giù dai 100 milioni di aprile. Resta il fatto che in un solo mese continuerebbe a intaccare la liquidità per 1,2 miliardi, un terzo della somma che spera di raccogliere in questi giorni.
L’aspetto interessante di queste emissioni sta nel fatto che due tranche sulle tre annunciate siano garantite dagli slot, dai gates e dalle rotte dell’emittente in giro per il mondo, dagli USA all’America Latina, dall’Europa all’Asia. E le condizioni contrattuali fissate per questi titoli assegnano agli obbligazionisti una rara tutela per il caso in cui gli assets sottostanti dovessero deprezzarsi. Questo, perché di recente il mercato ha segnalato, con riferimento ad altre compagnie americane, dubbi e insoddisfazioni rispetto alle garanzie fornite tramite il collaterale offerto, tant’è che a maggio United ha dovuto rinunciare all’emissione di un bond da 2,5 miliardi.
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Se vogliamo, la vicenda dimostra quanto ghiotte e al contempo rischiose siano le opportunità di cui sopra. Da un lato, gli investitori non si fidano neppure più delle garanzie, scioccati dal crollo di domanda accusato dal comparto aereo in questi mesi di restrizioni anti-Covid, dall’altro gli altissimi rendimenti per un debito coperto da assets fisici dislocati in tutto il mondo segnalano la possibilità di mettere a frutto la liquidità con esiti positivi impensabili fino a solo qualche mese fa, pur a fronte di un inserimento nel portafoglio di bond con rating divenuti qualitativamente molto scarsi e che, però, con la ripresa dell’economia globale e del traffico aereo potrebbero essere promossi dalle agenzie, a beneficio delle quotazioni.