Direzione 2,50% per il rendimento del Bund a 10 anni. Nel primo pomeriggio di oggi, il titolo di stato tedesco offriva il 2,4350%, il dato più alto dal luglio scorso. E lo spread italiano si conferma in area 126/127 punti base con il BTp a 10 anni ad avere superato la soglia del 3,70%, ai massimi da oltre due mesi. Da notare che ad inizio ottobre il decennale della Germania si attestava al 2,04%.
‘Trump trade’ sullo sfondo
E tutto questo ha a che fare con quanto sta accadendo in queste ore, vale a dire le elezioni negli Stati Uniti.
Aspettative d’inflazione al test delle elezioni Usa
Se mercati e scommettitori avessero ragione, il rendimento del Bund potrebbe continuare a salire nelle prossime sedute. Il ritorno di Trump significherebbe maggiori stimoli fiscali in favore della crescita, probabile aumento dell’inflazione e dazi anti-cinesi. Le aspettative d’inflazione salirebbero e gli obbligazionisti pretenderebbero maggiori rendimenti dagli emittenti.
Pur in forte risalita, il rendimento del Bund decennale resta ben al di sotto dei massimi toccati un anno fa al 2,90%. E anche nella primavera scorsa era tornato a salire sopra il 2,65%. Dunque, nulla di così drammatico se assistessimo a un suo incremento al di sopra del 2,50% e persino per un buon margine. Tuttavia, a nostro parere il rialzo non durerebbe a lungo insieme alla divaricazione degli spread.
Rendimento Bund tra geopolitica e tassi
Il rendimento del Bund difficilmente potrebbe allontanarsi troppo dai livelli attuali con tassi in calo. E l’eventuale vittoria di Trump alle elezioni americane aumenterebbe da un lato i rendimenti globali, ma zavorrerebbe le previsioni di crescita per l’Eurozona per via della sua politica sui dazi. L’allarme recessione spingerebbe la BCE a prendere sul serio in considerazione un maxi-taglio per dicembre. Per quanto già incorporato nelle aspettative degli investitori, ciò risulterebbe nel breve termine sufficiente a scongiurare un boom dei rendimenti sovrani e degli spread nell’area.