Qual è il rendimento limite per i T-bond accettabile per la FED?

I T-bond degli Stati Uniti sono saliti ai rendimenti più alti dal 2007. Vediamo se esiste un livello oltre il quale la FED interverrebbe.
1 anno fa
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Quale limite al rendimento T-bond 10 anni?
Quale limite al rendimento T-bond 10 anni? © Immagine del sito Investing.com sul rendimento del Treasury 10 anni

Dalla Federal Reserve lasciano trapelare una malcelata soddisfazione per l’ascesa dei rendimenti americani negli ultimi mesi. Il rendimento dei T-bond a 10 anni è salito ai massimi dal 2007. Nei giorni scorsi, prima dell’attacco di Hamas contro Israele, si era diretto a ridosso del 5%. Adesso, viaggia intorno al 4,65%, beneficiando della corsa ai “safe asset” contro le tensioni internazionali. Secondo diversi esponenti dell’istituto, il boom dei rendimenti starebbe facendo il lavoro della FED stessa. In altre parole, potrebbe non servire più alcun aumento dei tassi ulteriore, dato che il mercato già si sta comportando come se ci fosse stato.

Spettro crisi fiscale

Viene da chiedersi se Atlanta sia intenta ad accettare che il rendimento del T-bond decennale salga illimitatamente o se abbia un obiettivo non dichiarato, oltre il quale inizierebbe ad intervenire. In effetti, il trend non è privo di conseguenze. Gli Stati Uniti stanno accumulando debiti su debiti a ritmi mai visti prima. Solo per quest’anno il disavanzo fiscale è stimato in 1.800 miliardi di dollari. Il debito è già salito a 33.500 miliardi di dollari con un PIL atteso a quasi 27.000 miliardi.

La spesa per interessi sta esplodendo rispetto agli anni scorsi. Un rendimento del T-bond in continua salita non fa che appesantire il bilancio dello stato e richiede a sua volta emissioni ancora più corpose di titoli del debito. Dunque, non è immaginabile che il governo americano tolleri rendimenti giudicati “eccessivi”, onde evitare una crisi fiscale. E d’altra parte non dobbiamo nemmeno dimenticare della funzione che il mercato dei T-bond assume per gli investitori di tutto il mondo. Esso funge da benchmark, fissando nei fatti i livelli di rendimento anche per tutti gli altri bond attraverso il meccanismo degli spread, tenuto conto dei tassi di cambio.

Finanza in affanno

Il mercato dei T-bond è il principale regolatore di liquidità del pianeta. Quando parliamo di riserve di dollari, dovremmo perlopiù fare riferimento proprio ai titoli del debito americano, il modo diretto e più fruttuoso per detenerli.

Non è tutto. Il rendimento del T-bond a 2 e 10 anni è un segnale anche per Wall Street, la principale piazza finanziaria del mondo. Più sale e minore l’appeal ad investire in titoli azionari, che oltretutto sono più rischiosi e richiedono generalmente un premio. Invece, sta già accadendo che il dividendo medio per azione distribuito dalle società dell’indice S&P 500 risulti inferiore al rendimento del T-bond a 2 anni del 3,46%. Un dato così negativo non si vedeva dal primo trimestre del 2001, quando era scoppiata la bolla dot.com.

Rendimento T-bond fino al 5%?

Se il rendimento del T-bond salisse ulteriormente, Wall Street rischierebbe di implodere. Perché acquistare azioni a caro prezzo e con la prospettiva di una recessione a breve dell’economia americana, quando puoi avere rendimenti ben maggiori inserendo titoli di stato emessi da zio Sam? Il premio lo stanno offrendo proprio questi ultimi e inizia a diventare pesante per il mondo della finanza digerire altri aumenti dei rendimenti sovrani senza capitolare.

Per questo, riteniamo immaginabile che la FED tolleri che il T-bond decennale arrivi ad offrire fino al 5%. Dopodiché, probabile che muterebbe il suo linguaggio in senso “dovish” per segnalare una possibile svolta monetaria. Se non bastasse, passerebbe ai fatti, ovvero sospendendo la riduzione del bilancio che va avanti da mesi non rinnovando le scadenze. Questo verrebbe prima di un vero e proprio taglio dei tassi e di una ripresa dei riacquisti dei bond con il Quantitative Easing.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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