Sappiamo bene che chi è in malattia deve rispettare le fasce orarie di reperibilità in base al tipo di lavoro (pubblico o privato). Ma il lavoratore in malattia deve essere reperibile, telefonicamente, aldilà degli orari in cui è soggetto a visita fiscale? L’ultima cosa che si vuole fare mentre si è a letto con l’influenza probabilmente è stare al telefono con il capo. Ma si è tenuti a rispondere se il cellulare squilla dall’ufficio? Come comportarsi in questi casi? Bisogna sforzarsi per rendersi disponibile al telefono oppure esiste una legge che esonera dalla reperibilità in caso di malattia via telefono, email e altro?
Malattia: il datore di lavoro può telefonare per controllare?
Ebbene può essere confortante sapere che gli obblighi del lavoratore in malattia finiscono con la comunicazione tempestiva dell’assenza e il rispetto delle fasce di reperibilità per la visita fiscale oltre che a non compiere attività che possano pregiudicare lo stato di salute e rallentare i tempi di guarigione posticipando il rientro a lavoro.
Detto questo non ci sono vincoli di reperibilità al telefono o altro. Questo dovrebbe servire a scoraggiare anche datori di lavoro che, telefonicamente, credono di poter controllare il lavoratore in malattia per verificare che effettivamente sia a casa e che quindi l’assenza da lavoro sia giustificata. Il datore ha tanti modi per farlo: dal medico Inps per la visita fiscale a metodi privati come gli investigatori. Ma questo assillo telefonico non rientra tra quelli ammessi: il lavoratore non è tenuto a rispondere.
Non solo: lo stesso vale oltre le ore di ufficio previste da contratto. Colleghi o capo non sono autorizzati a cercarvi la sera, festivi etc. Eventuali regole diverse di reperibilità fuori dall’orario di lavoro devono essere espressamente previste da contratto e, di norma, prevedono una retribuzione che tiene conto di questo obbligo.