Eurobond, l’Unione Europa diventa emittente “sovrano” con il lancio dei repo

Il lancio dei primi "repo" per gli Eurobond rendono l'Unione Europea un emittente "sovrano", anche se la strada resta lunga.
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Repo su Eurobond innovazione fondamentale
Repo su Eurobond innovazione fondamentale © Licenza Creative Commons

Un nuovo passo dell’Unione Europea (UE) verso l’obiettivo della “normalità”. Alle ore 17 di oggi e alla presenza del commissario al Bilancio, Johannes Hahn, e del governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, presso la Borsa di Francoforte si terrà la cerimonia della campana nella sala delle negoziazioni per lanciare i “repo” sui cosiddetti Eurobond. L’iniziativa fa parte del programma annunciato già nel dicembre del 2022 dalla Commissione europea. Da oggi, quindi, formalmente la UE è diventato un emittente “sovrano”.

Debito comune ‘bocciato’ da indici internazionali

Vediamo cosa significa.

La UE emetterà fino al 2026 fino a 750 miliardi di euro di obbligazioni per finanziare il Next Generation EU, un piano di rilancio dell’economia continentale studiato in piena pandemia. L’Italia è principale beneficiaria con quasi 200 miliardi tra prestiti (120 miliardi) e sussidi (70 miliardi). Malgrado le sue emissioni stiano diventando abbondanti, nei mesi scorsi due indici internazionali, Msci e ICE, hanno deciso di non inserire gli Eurobond tra i rispettivi titoli. La ragione? La UE non si può considerare un emittente sovrano a tutti gli effetti.

Quali sono gli ostacoli principali? Mercato poco liquido, essendo relativamente scarni gli importi collocati sul mercato, e incertezza sul futuro. Dopo il 2026 Bruxelles continuerà ad emettere titoli del debito comune? Questi dubbi fanno sì che i rendimenti spuntati risultino superiori a quelli di emittenti con rating tripla A come la Germania. In pratica, alla Commissione indebitarsi costa più del governo tedesco. Dovrebbe essere al contrario o perlomeno non dovrebbero esserci differenze lungo le rispettive curve dei tassi.

Migliorata liquidità per emissioni UE

Cerchiamo di capire cos’è avvenuto oggi. I repo sugli Eurobond sono operazioni pronti contro termine, il cui obiettivo consiste nel fornire liquidità ai “primary dealer” per il caso in cui dispongano di titoli insufficienti da offrire alla controparte che li richiede. A quel punto, la UE emetterà titoli aggiuntivi, purché essi abbiano una durata residua superiore all’anno e un montante minimo in circolazione di 3 miliardi.

L’importo minimo per le negoziazioni dovrà essere di 25 milioni e quello massimo di 1 miliardo.

In altre parole, i repo renderanno gli Eurobond più liquidi. Viene meno un limite tecnico che sinora ha tenuto gli investitori alla finestra, privilegiando safe asset come i Bund. La liquidità è un fattore determinante per gli scambi, perché riduce il rischio per chi vende di ritrovarsi senza una domanda immediatamente disponibile e per chi compra di dover cercare a lungo un venditore. Quando la liquidità degli scambi è bassa, i rendimenti tendono ad essere più volatili e gli spread denaro-lettera relativamente elevati.

Repo Eurobond innovazione insufficiente

Basta questa innovazione tecnica a rendere l’Unione Europea effettivamente un emittente sovrano? No. Se così fosse, Msci e ICE avrebbero inserito gli Eurobond nei rispettivi indici, consapevoli che da oggi i repo sarebbero stati disponibili. Il principale ostacolo per tale qualifica è di natura squisitamente politica. Gli stati comunitari non concordano sulla necessità di emettere maggiore debito comune. La UE continua ad essere sprovvista di entrate proprie, per cui i governi nazionali restano gli unici esposti indirettamente alle emissioni sovranazionali. Senza volontà politica non esiste alcun modo per rendere gli Eurobond un titolo definitivo. Del resto nessuno può affermare che la UE sia uno stato. E’ una costruzione nata da trattati interstatali e che non possiede neppure un vero ministro delle Finanze, né una politica estera che possa definirsi realmente comune. Non parliamo della difesa. E non batte neppure una moneta comune per tutti i suoi 27 stati membri. Insomma, è privo di tutte quelle caratteristiche che lo rendono un vero stato.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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