I requisiti per la pensione di vecchiaia 2017 prevedono 66 anni e 7 mesi di età per gli uomini unitamente a 20 anni di versamenti e 65 anni e 7 mesi per le donne.
Già dal 2018 le cose cominciano a cambiare, almeno per le donne. Se infatti i requisiti per la pensione di vecchiaia maschile restano invariati l’anno prossimo, per le lavoratrici interverrà una equiparazione di genere ex legge Fornero e, quindi, senza neanche bisogno di un decreto che renda ufficiale il cambiamento (come invece previsto per l’adeguamento all’aspettativa di vita).
I requisiti pensione 2019 prevedono uno scatto di 5 mesi per tutti dovuto all’adeguamento alle aspettative di vita: si smetterà di lavorare a 67 anni compiuti. Su questo aumento dell’età pensionabile si discute perché i sindacati premono per trovare il modo di evitarlo ma la Ragioneria di Stato e l’Inps prendono tempo perché sarebbe difficile far quadrare i conti del sistema pensionistico.
Tra equiparazione di genere e adeguamento all’aspettativa di vita, in un colpo solo, le donne rischiano di andare in pensione con due anni di ritardo. Il caso delle nate tra il 1952 ed il 1953 è emblematico e mette ben in evidenza il paradosso. Una donna lavoratrice nata a giugno 1952, con le regole attuali sarebbe potuta andare in pensione a gennaio 2018, ovvero a 65 anni e 7 mesi. Nel 2018 le occorrerà un anno di più, per equiparazione ai requisiti della pensione uomini di cui sopra, e pertanto la stessa donna andrebbe in pensione a gennaio 2019.