Perché il rialzo dei rendimenti obbligazionari nuoce gravemente alla salute del mercato azionario

I rendimenti obbligazionari sono risaliti drasticamente nelle ultime settimane, specie negli Stati Uniti. Un danno per il mercato azionario.
1 anno fa
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Rendimenti obbligazionari su

Dai minimi dell’anno toccati ad inizio aprile, il T-bond a 10 anni negli Stati Uniti ha recuperato lo 0,90% in termini di rendimento. Ieri, offriva poco meno del 4,20%, ai massimi da luglio dello scorso anno. In generale, stiamo assistendo ad una ripresa dei rendimenti obbligazionari. Il fenomeno riguarda particolarmente il mercato americano. La Federal Reserve potrebbe continuare ad alzare i tassi di interesse anche a settembre, quando già li ha portati al 5,50%, il livello più alto dal 2001. L’economia americana si mostra resiliente e l’inflazione è scesa al 3%, ma restando sopra il target del 2%.

Nelle ultime sedute, il “mood” è leggermente negativo anche per il mercato azionario. E ha a che fare proprio con i rendimenti obbligazionari. Azioni e bond sono le due principali asset class per un investitore. Le prime comportano l’assunzione di un rischio più elevato e per questo dovrebbero rendere maggiormente. Il rendimento azionario è dato dalla distribuzione delle cedole incassate in funzione dei profitti maturati dalle società quotate in borsa.

Se le azioni di una società si comprano a 100 e l’utile annuale maturato è di 5 per ciascuna azione, il rapporto tra prezzi e utili (P/E) risulta di 20. Significa che il titolo sta quotando venti volte il livello degli utili. Il rendimento è del 5%. Come sappiamo, le aziende non sono solite distribuire per intero gli utili netti. Il “payout” è una percentuale di questi. D’altra parte, gli azionisti hanno modo di ricavare valore anche grazie all’aumento dei prezzi delle azioni. Tuttavia, in questo secondo caso devono attendere di disinvestire per monetizzare i guadagni.

Rendimenti obbligazionari concorrenti fatali per azioni

Perché vi diciamo questo? Stando ai dati relativi al 3 agosto, il P/E per l’indice S&P 500 risulta di 25,70, pari a un rendimento azionario del 3,89%. Allo stesso tempo, il rapporto tra prezzo e dividendo è dell’1,53%. Ciò implica anche che, in media, le società quotate alla borsa americana distribuiscono meno del 40% degli utili maturati nell’ultimo anno.

Nel frattempo, però, come anticipavamo, i rendimenti obbligazionari sono saliti. E un T-bond a 10 anni offre quasi il 4,20%. Stiamo assistendo, cioè, a un ribaltamento delle condizioni di mercato: le obbligazioni rendono più delle azioni. Il premio al rischio diventa negativo. In teoria, non ha senso investire in borsa, mentre lo ha finanziare il governo degli Stati Uniti.

In tutto ciò esiste un paradosso di fondo. L’economia americana si teme che possa entrare in recessione prima o poi. Ciò spiega la cautela degli investitori in borsa. Ma se ciò accadesse, i rendimenti obbligazionari tornerebbero a scendere, non a salire. Dunque, dovremmo assistere a un loro calo. Sta avvenendo il contrario. E ciò rende più probabile che diventi ragionevole spostarsi dalle azioni ai bond in previsione di un apprezzamento dei secondi e di un calo delle prime.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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