Ricchi in fuga da Londra, cos’è il regime fiscale “non-dom” cessato dopo 225 anni

In fuga da Londra molti residenti stranieri ricchi, che sinora avevano beneficiato dello storico regime fiscale noto come "non-dom".
2 mesi fa
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Fine dello status non-dom a Londra dopo 225 anni
Fine dello status non-dom a Londra dopo 225 anni © Licenza Creative Commons

E’ da secoli il simbolo del capitalismo mondiale, che proprio qui è nato grazie alla Rivoluzione Industriale. Ma Londra sta diventando un ambiente meno amichevole con i paperoni del pianeta, molti dei quali avrebbero in programma di guardarsi attorno. Infatti, dopo ben 225 anni sta per cessare il regime fiscale noto come “non-dom” e che si applica ai residenti non domiciliati nel Regno Unito. Il piano sta per essere implementato dal nuovo governo laburista del premier Keir Starmer, anche se era stato già varato nel marzo scorso dai Tories sotto Rishi Sunak.

Regime non-dom cessa dopo 225 anni

Era il 1799 quando il governo di Sua Maestà decide di introdurre lo status di “non-dom” in favore dei contribuenti residenti nel regno e provenienti dalle colonie. Londra era a capo di un impero coloniale e avvertiva l’esigenza di attrarne la ricchezza con una politica fiscale “business-friendly”. Secondo quel regime, tali residenti non avrebbero pagato le imposte sui redditi maturati e sulle ricchezze detenute fuori dal regno.

Status già picconato nel 2017

Questo sistema di tassazione aveva già subito una stretta nel 2017, sempre sotto i conservatori. Nell’anno successivo al referendum sulla Brexit, il governo di Theresa May aveva limitato il beneficio fiscale per un periodo non superiore ai 15 anni. Era stata una prima risposta al desiderio di cambiamento ed equità che era emerso alle urne con la vittoria dei Leave. A marzo di quest’anno, in funzione pre-elettorale, la nuova stretta: beneficio limitato a soli 4 anni.

Secondo l’allora cancelliere dello Scacchiere, corrispondente del nostro ministro delle Finanze, la nuova limitazione farebbe introitare ogni anno allo stato altri 2,7 miliardi di sterline. Una somma che andrebbe a sommarsi ai 9 miliardi di gettito al quale già annualmente contribuiscono i beneficiari del “non-dom”. Con l’arrivo dei laburisti, tuttavia, la cosiddetta “remittance basis” subirebbe un’ulteriore restrizione.

Il nuovo cancelliere, Rachel Reeves, punta a sottoporre a tassazione tramite l’imposta di successione anche i patrimoni all’estero dei beneficiari residenti nel Regno Unito per almeno 10 anni.

Londra rischia calo del gettito

Anche i laburisti sostengono che queste misure porterebbero 3 miliardi di sterline in più all’anno di gettito. Ma un report di Oxford Economics da poco pubblicato smentirebbe tale ottimismo. Nell’ipotesi migliore, spiega, i maggiori introiti sarebbero di 1,3 miliardi nell’anno fiscale 2025-2026 e per scendere a 1,1 miliardi già nel 2029-2030. Lo scenario prevede una diminuzione della popolazione dei “non-dom” del 7%. Tuttavia, lo stesso report ha trovato che un terzo degli attuali beneficiari potrebbe lasciare il paese. In questo caso, il gettito fiscale non solo non aumenterebbe, ma si ridurrebbe di 900 milioni di sterline all’anno.

Oxford Economics spiega che l’80% dei propri clienti ha dichiarato o che lascerà Londra o che non ci avrebbe nemmeno messo piede se avesse saputo in tempo della misura. Sta di fatto che questa misura risulterebbe popolare tra gli elettori e questa volta i conservatori all’opposizione dopo 14 anni non potrebbero prendersela con i laburisti. La fine dello status “non-dom” l’hanno voluta loro, picconandola già dal 2017.

In Italia imposta fissa sui redditi all’estero

L’Italia potrebbe beneficiarne. Proprio nelle scorse ore il premier britannico è arrivato in visita in Italia, dove ha incontrato la premier Giorgia Meloni di cui vuole imitare il patto con l’Albania sull’immigrazione. Gli esperti fiscali hanno notato che Roma sarebbe tra le principali destinazioni dei ricchi in fuga da Londra. Questi si consolerebbero della perdita dello status “non-dom” grazie all’imposta in somma fissa loro richiesta nel Bel Paese, impropriamente nota come “flat tax”. Dal 2017 è richiesto un pagamento di 100.000 euro per tutti i redditi maturati all’estero dai residenti stranieri. Il decreto “omnibus” approvato ad agosto ha raddoppiato la stangata a 200.000 euro, ma l’appeal della norma non sarebbe intaccato granché per i possessori di redditi plurimilionari o persino miliardari.

Ex non-dom guardano all’Italia

Sembra un mondo al contrario, senza volere scomodare il generale Roberto Vannacci. Siamo abituati a pensare che Londra sia una meta ambita tra i paperoni e che questi trovino l’Italia un inferno. Intendiamoci, non che le cose siano del tutto cambiate, ma negli ultimi tempi c’è stato un rimescolamento delle carte sul piano internazionale. Tra Brexit e fine del “non-dom” è il Regno Unito a temere una fuga dei residenti ultra-ricchi, i quali da qualche anno a questa parte guardano con crescente interesse a noi. E la stabilità politica, nostro vulnus storico, sembra contribuire nel miglioramento della percezione all’estero.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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