E’ l’americano Richard Thaler il Premio Nobel per l’Economia di quest’anno. Ad annunciarlo è stata l’Accademia Reale di Svezia, che gli ha riconosciuto di essere “pioniere dell’economia comportamentale”, di avere “compreso la psicologia nell’economia”. E’ il 29-esimo economista della University of Chicago (su 47 in tutto premiati) ad avere ricevuto l’ambita onorificenza, accompagnata da un premio in denaro di 9,9 milioni di corone, pari a circa 1 milione di euro. Tra i predecessori illustri, troviamo Milton Friedman, Paul Samuelson, George Stigler e Robert Shiller, a conferma di quanto influente sia stata ad oggi per gli studi economici mondiali l’ateneo che fu retto dal padre del monetarismo.
Chi è e per cosa è stato premiato Thaler? Classe 1945, l’uomo è stato consulente nel 2010 del governo britannico, quando Londra istituì un team per spingere i cittadini a compiere scelte migliori, tali da fare risparmiare le casse statali. La squadra con cui egli collaborò fu anche nota come “Nudge Unit”, che letteralmente significa “Unità Stimolo/Spintarella”. Ed è proprio il nucleo centrale della teoria comportamentale dell’economista, che ha trovato come nei processi decisionali, l’individuo tenda a valutare le conseguenze delle proprie scelte separatamente da tutto il resto, senza guardare al complesso. Di ciò, spiega, i mercati finanziari dovrebbero tenere in considerazione.
La razionalità limitata e il paternalismo libertario
In particolare, Thaler ha esaminato l’attitudine psicologica degli individui nelle scelte economiche, che risulterebbe non del tutto razionale, contravvenendo alla teoria neoclassica del cosiddetto “homo oeconomicus”. In buona sostanza, ci spiega come un bene verrebbe valutato maggiormente se lo possediamo, di meno se non lo possediamo. Ciò, in conseguenza della nostra avversione alle perdite. E anche: una somma di denaro viene valutata di meno tra un anno rispetto ad oggi, cosa che già la teoria economica spiega con l’applicazione di un fattore di sconto costante per costi e redditi futuri.
Tuttavia, Thaler aggiunge che sarebbe possibile cambiare modo di pensare, quando si è posti tra due scelte, come dimostrerebbe il dilemma di Ulisse. Nell’Odissea, l’eroe greco viene avvertito dalla maga Circe sull’esistenza delle sirene, che dalle acque del Mediterraneo avrebbero il potere di incantare l’uomo con la loro voce melodiosa per dopo ucciderlo. Per questo, Ulisse ordina al suo equipaggio di legarlo all’albero della nave e di tappargli le orecchie con la cera d’api, in modo che possa godere della vista delle sirene, senza restarne vittima. Ordina ai suoi uomini anche di non dare retta a qualsiasi cosa egli possa dire, fino a quando la nave non sarà uscita dall’area di pericolo. Secondo l’economista, questo episodio dimostrerebbe come l’individuo sia oggetto di tentazioni, che nel breve termine possono anche mostrarsi benefiche, ma che nel lungo termine si riveleranno negative. Egli metterebbe in atto strategie per cercare di uscire vincente da tali tentazioni. E’ il caso del fumo, dell’alcool, ma anche dell’istruzione.
Tutte queste azioni comportano benefici e costi. Fumare e bere potrebbe accrescere l’utilità dell’individuo nel breve, salvo comportare costi nel lungo periodo. L’istruzione, invece, comporta costi da sostenere direttamente o in termini di minore reddito percepito (chi studia non lavora, o lavora di meno), ma nel lungo periodo dovrebbe consentire di guadagnare di più di chi possiede un minore livello di preparazione scolastica. Sin qui, quasi niente di originale come riflessione, senonché la teoria della “spintarella” di Thaler consiste nell’incentivare l’individuo o un gruppo di persone ad adottare la migliore scelta per sé, senza limitarne la libertà. Se si vuole evitare, ad esempio, che una popolazione mangi male, aumentando i costi a carico del servizio sanitario pubblico, l’economista propone non di vietare il cibo “spazzatura”, bensì nel proporre l’assunzione di frutta e verdura, magari facendole comparire alla vista di chi mangia.
Curiosità: Thaler è apparso in una scena di “The Big Short” (“La Grande Scommessa”), il film diretto da Adam McKay e tratto da un libro di Michale Lewis sulla crisi dei mutui subprime negli USA, esplosa tra il 2007 e il 2008.