Secondo gli economisti americani Carmen Reinhart e M. Belen Sbrancia , autori nel 2011 del saggio “The Liquidation of Government Debt”, due sono state le strade seguite dai governi e dalle banche centrali per abbattere il debito pubblico: l’inflazione e i prestiti forzosi. Questi ultimi, in particolare, non sono una novità per l’Italia. Nel lontano 1848, infatti, il Regno Sabaudo impose alla cittadinanza un prestito forzoso del 5% sul valore delle proprietà immobiliari e fondiarie, sui crediti ipotecari e sul commercio, accompagnando tale operazione all’emissione di titoli del debito pubblico.
PROPOSTA CILLONI: INVESTIMENTO FORZOSO IN UN FONDO TAGLIA DEBITO E DISMISSIONI PER 70-100 MLD
Secondo l’ex funzionario del Tesoro, occorre attaccare il debito pubblico agendo su due fronti: privatizzando una parte del patrimonio pubblico e chiedendo ai cittadini un piccolo prestito. La “proposta Cilloni” si prefigge di ridurre lo stock di quasi 100 miliardi di euro valorizzando asset pubblici di diversa natura, dalle partecipazioni azionarie in aziende quotate e non, ai crediti liquidi ed esigibili di pertinenza dello Stato e agli immobili residenziali e commerciali disponibili e non strategici. L’idea sarebbe quella trasferire a una società esterna alla Pubblica Amministrazione, ossia alla Cassa depositi e prestiti (Cdp), questi beni creando un Fondo Patrimoniale. Le quote del fondo avrebbero una durata di almeno pari a 10-15 anni, con un rendimento inferiore a quello dei BTP e con una cedola minima garantita.