Fare gli straordinari è un modo per arrotondare lo stipendio ma può essere imposto dal datore di lavoro in particolare momenti di carenza di personale o aumento della produzione? Il confine tra straordinari volontari e imposti è spesso labile nella pratica. Da un lato ci sono i dipendenti che li fanno di buon grado per arricchire la busta paga, dall’altro i datori che guardano male chi è “troppo puntuale” nel rispettare le otto ore giornaliere. E purtroppo non di rado si arriva al malcostume degli “straordinari forfettizzati”, ovvero non pagati.
Limiti straordinari: quante ore in più si può lavorare?
Stabilire dei limiti massimi agli straordinari ammessi serve prima di tutto ad evitare lo sfruttamento del personale che ha diritto al riposo. Anche perché, dal punto di vista fiscale, la tassazione degli straordinari per il datore di lavoro è più conveniente rispetto all’assunzione di nuove risorse.
In generale gli straordinari sono consentiti per esigenze tecnico-produttive, per cause di forza maggiore e per eventi particolari. Ma il lavoratore può rifiutarsi di fare gli straordinari o rischia il licenziamento?
Se lo straordinario viene richiesto in una delle situazioni di cui sopra, il lavoratore che si rifiuta rischia una sanzione disciplinare che parte da un richiamo verbale e, nei casi più gravi, può arrivare anche al licenziamento. Dipende da quanto previsto a tal proposito da ciò che è previsto nel contratto collettivo. E anche su questo le decisioni dei giudici sono state di diverso orientamento: in alcuni casi è stato ritenuto eccessivo il richiamo, in altri legittimo il licenziamento.
Pagamento straordinari: cosa sapere
D’altro canto proprio in virtù di questo “obbligo” lo straordinario deve essere pagato di più rispetto all’orario ordinario. In caso contrario il lavoratore può inviare una diffida al datore e, in extremis, rivolgersi ad un consulente del lavoro o ad un avvocato per far valere i propri diritti in tribunale e ottenere le dovute compensazione retributive.