Riforma delle pensioni, nel 2025 niente, ma poi ecco le misure che cambiano tutto

Riforma delle pensioni rimandata, nel 2025 niente, ma poi ecco le due misure che cambiano tutto, e che davvero possono rivoluzionare il modo di andare a riposo dei contribuenti.
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3 mesi fa
2 minuti di lettura
Ecco perché adesso può arrivare una riforma pensioni a 64 anni con 25 di contributi in alternativa alla pensione di vecchiaia ordinaria.
Foto © Investireoggi

In base alle ultime dichiarazioni provenienti dall’incontro tra i sindacati e il Ministro del MEF, Giancarlo Giorgetti, sembra che ci sia stata la conferma che nel 2025 il sistema previdenziale non subirà cambiamenti significativi. La riforma Fornero non sarà superata e le misure in scadenza il 31 dicembre 2024 dovrebbero essere prorogate fino al 31 dicembre 2025. Tuttavia, la riforma delle pensioni dovrà essere pianificata, poiché l’attuale governo ha promesso di portarla a compimento entro la fine della legislatura. Quindi, cosa possiamo aspettarci?

Rispetto a qualche anno fa, le misure in procinto di essere varate sono cambiate

La storia delle promesse e delle proposte di nuove riforme pensionistiche ha subito alcuni aggiornamenti rispetto al passato.

Si è passati dall’idea di una flessibilità a 62 anni a una flessibilità a 64 anni.

Dalla quota 41 “per tutti” a una quota 41 per tutti, ma con penalizzazioni. Come potrebbe dunque cambiare il sistema con la riforma delle pensioni, che i legislatori stanno rinviando, e che sarà discussa nel corso del 2025?

La storia delle proposte di riforma pensioni è particolare

Dal 2011, anno della riforma Fornero, a oggi, il sistema previdenziale non è mai stato oggetto di una vera e propria riforma. Eppure, ogni anno si torna a parlarne. Arrivati a ottobre, tutto viene posticipato all’anno successivo, con leggi di Stabilità che introducono solo piccoli interventi, spesso temporanei, senza mai affrontare una reale riforma del sistema. Tra le misure temporanee introdotte negli anni, possiamo ricordare:

  • l’Ape sociale dal 2017;
  • quota 41 per i lavoratori precoci dal 2017;
  • quota 100 dal 2019;
  • quota 102 dal 2022;
  • quota 103 dal 2023.

A queste si aggiungono l’Ape volontario, Opzione donna e vari ritocchi alle misure citate. Basti pensare all’Ape sociale, inizialmente prevista per i 63 anni, poi estesa a 63 anni e 5 mesi. O ai lavori gravosi, che sono passati da 11 categorie a 15, per poi subire ulteriori modifiche.

Ecco alcune vecchie proposte per il sistema pensionistico italiano

Le proposte di riforma delle pensioni sono sempre state numerose e spesso discusse, ma raramente adottate.

Un esempio è il DDL 857 di Cesare Damiano, che prevedeva una pensione flessibile con tagli proporzionali all’assegno per ogni anno di anticipo dai 62 o 63 anni fino ai 67 anni.

Si parlò anche di estendere l’opzione donna agli uomini, creando una sorta di “opzione per tutti”, con un ricalcolo contributivo della pensione penalizzato a partire dai 58 anni. Un ex presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, propose una pensione a “quota”, con un anticipo a 63 anni calcolato con il sistema contributivo e un aggiornamento con la quota retributiva solo a 67 anni.

Nel frattempo, i sindacati proponevano una pensione flessibile senza penalizzazioni a partire dai 62 anni, o una quota 41 per tutti senza tagli o penalizzazioni, come promesso anche dalla Lega. Si parlava inoltre di rendere strutturale l’Ape sociale o Opzione donna. Tuttavia, nessuna di queste proposte è stata mai adottata.

Riforma delle pensioni: nel 2025 niente cambiamenti, ma poi due misure potrebbero rivoluzionare il sistema

Oggi si è giunti al punto in cui è chiaro che qualsiasi misura di pensionamento anticipato non potrà prescindere da alcune penalizzazioni sull’assegno pensionistico. La riforma delle pensioni non potrà essere neutra da questo punto di vista. Si parla quindi di una quota 41 per tutti, ma con il calcolo della pensione interamente contributivo, e forse altri vincoli legati, ad esempio, al lavoro precoce.

Un’altra idea in discussione è quella di una pensione flessibile tra i 64 e i 72 anni, con 25 anni di contributi, una pensione minima pari a 1,5 volte l’assegno sociale, e penalizzazioni per chi esce prima dei 67 anni, con eventuali incentivi per chi ritarda il pensionamento oltre i 67 anni.

Nel frattempo, si parla anche di ritoccare le misure ordinarie, come aumentare da 3 a 7 mesi la finestra per la decorrenza della pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi.

È interessante notare che, in passato, la pensione anticipata, così come quella di anzianità, non prevedeva alcuna finestra. La pensione partiva dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

5 Comments

  1. La solita schifosa Italietta, se sei fortunato e trovi una quota 100, 101 etc..o meglio sei un ex militare etc..vai in pensione o gia’ ci sei andato a 50 anni…Per le persone normali ti fanno
    scoppiarre fino a 67 o 70 anni…e riducone le aliquoute….Come sempre se sei stato raccomandato o hai lavorato in un ente pubblico o municipalizzato..ti salvi..per tutti i poveracci normali..ci pui anche morire…e votano ancor Lega e Fratelli d’Italia…e la sinistra dorme……….

  2. Certo che non si poteva mantenere il sistema pensionistico che mandava in pensione le persone a 50 anni e anche meno.
    E per di più con l’assegno calcolato sugli ultimi stipendi e quindi totalmente retributivo.
    Ma ora si sta passando ad un sistema estremamente penalizzante e direi ingiusto e punitivo che creerà un popolo di anziani al lavoro e poi un popolo di pensionati poveri. Credo che una riforma pensionistica che prevedesse un innalzamento dell’età pensionabile era inevitabile. Ma così è un innalzamento iperbolico. Lo è il sistema della Fornero che è contro la dignità dei lavoratori e lo sono le proposte di chi dice a che l’avrebbe superata. Una via di mezzo ad esempio 65 anni non sarebbe stato sufficiente rispetto a come si andava prima? 2 anni in meno a quell’età non sono pochi. E poi equità!!! Com’è possibile che si chieda di andare in pensione a 67 anni o a 70 e oltre quando oltre mezzo milione di persone del settore pubblico statale del comparto sicurezza, militare ecc. (da cui sono esclusi i dipendenti degli enti locali)
    godono di 5 anni in regalo e al massimo, dico al massimo, rimangono in servizio fino ai 60 anni. Ma dov’è l’equità sociale.
    Lo si vada a dire ai miei amici che hanno superato i 60 e hanno ancora davanti a sé molti anni tra la polvere dei cantieri.
    Dove sono stati in questi anni i rappresentanti dei lavoratori per permettere quello che sta succedendo? E poi queste lacrime e sangue non dovevano cambiare le sorti del paese? Ed invece tanti sacrifici e solo lacrime e sangue

  3. Che nazione di merda….
    Cercano di fare nuove finestre x rovinare di più il popolo..
    Le finestre in una casa si cambiano x migliorare la vita alla gente e non x rovinarle

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