Riforma fiscale, ecco cosa guadagna chi ha redditi sopra i 15.000 euro

Ecco la nuova IRPEF che esce dalla riforma e per quale motivo i critici accusano il governo di fare un favore alle persone più ricche.
1 anno fa
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Prende forma la riforma fiscale con le nuove aliquote IRPEF e il passaggio da 4 a 3 scaglioni che diventa successivo di quello da 5 a 4 voluto dal governo precedente guidato da Mario Draghi. L’operazione continua quindi nella direzione dell’aliquota unica, vero obbiettivo del governo. Ma cosa vuol dire passaggio da 4 a 3 scaglioni e chi ci guadagna da questa novità? ecco il punto della situazione per i circa 24 milioni di contribuenti che dovrebbero essere interessati dalla novità, tra cui senza dubbio un nostro lettore che ci chiede di effettuare alcuni conti per lui.

“Mi chiamo Stefano e sono un contribuente e lavoratore dipendente con un reddito annuo che tutto compreso oscilla sempre tra i 15.200 e i 15.600 euro. Per esempio il mio reddito complessivo del 2022, che ho appena utilizzato per il modello 730 del 2023 è stato di 15.350 euro. Volevo capire cosa guadagnerà dal punto di vista delle tasse, per il passaggio al 23% anche dei redditi superiori a 15.000 euro. Se non erro oggi io rientro nel secondo scaglione, perché supero i 15.000 euro di reddito. Domani, a riforma dell?IRPEF fatta, sarà nel primo scaglione, giusto?”

Riforma fiscale, ecco cosa guadagna chi ha redditi sopra i 15.000 euro

La riforma fiscale tra i suoi punti salienti ne ha uno che interessa moltissimi lavoratori e contribuenti italiani. Si tratta di una riforma nella riforma, perché tratta di IRPEF.  Parliamo dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche che è argomento che riguarda tutti, cioè i lavoratori dipendenti che la pagano con trattenute sulla busta paga, gli autonomi che la versano da soli, i pensionati per cui ci pensa l’INPS nei cedolini ed anche i proprietari di terreni e fabbricati. La novità che il governo dovrebbe introdurre è la riduzione da 4 a 3 scaglioni, con il primo ed il secondo che si accorperanno. Un modo per agevolare i contribuenti per fargli pagare meno tasse.

Anche perché con la tassazione attuale molti contribuenti rischiano di perdere in tasse ciò che guadagneranno dal taglio del cuneo fiscale. L’accorpamento del secondo scaglione con il primo, sarebbe fatto mantenendo l’aliquota più bassa. Oggi infatti gli scaglioni sono 4 e cioè:

  • 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% per i redditi sopra 15.000 e fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi sopra 28.000 e fino a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi sopra i 50.000 euro.

Con il passaggio a 3 soli scaglioni il modello sarebbe:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi sopra 28.000 e fino a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi sopra i 50.000 euro.

Chi ricava di più dal passaggio alla nuova IRPEF?

Stando alle tabelle sopra riportate, i contribuenti con redditi fino a 15.000 euro non subiranno modifiche e nemmeno guadagneranno nulla. Ed è la cosa che maggiormente si contesta alla novità in programma di essere varata. Perché non si tende la mano ai contribuenti delle fasce basse della popolazione. Chi andrà a guadagnarci è il nostro lettore e chi, come lui ha redditi compresi tra i 15.001 ed i 28.000 euro. Infatti per loro si passerà da un prelievo IRPEF del 25% ad uno del 23%. E parliamo del 57% della popolazione italiana assoggettata ad IRPEF, ovvero oltre la metà dei contribuenti italiani rientra nell’attuale secondo scaglio che si intende accorpare. Infatti quasi 6 contribuenti su 10 hanno redditi superiori a 15.000 euro ma inferiori a 28.000 euro.

Occhio ai calcoli, parliamo di imposta progressiva

A conti fatti il 2% in meno potrebbe sembrare una miglioria importante. Ma solo per chi sbaglia conteggi e non utilizza il giusto meccanismo di calcolo dell’IRPEF. Va ricordato infatti che parliamo di meccanismo a scaglioni progressivi. Significa che il 23% lo pagano anche quelli che hanno redditi superiori a 15.000 euro e proprio per i loro redditi fino a questa cifra. Il 25% del secondo scaglione infatti si applica solo alla parte di reddito eccedente i 15.000 euro.

In altri termini, un contribuente che ha esattamente 15.000 euro di reddito è assoggettato a 3.450 euro di IRPEF. Un contribuente che ha 15.500 euro di reddito, non è assoggettato a 3.875 euro di IRPEF (il 25% di 15.500), ma paga il 23% sui primi 15.000 euro ed il 25% solo sui 500 euro in più. Quindi versa 3.575 euro di IRPEF, esattamente 125 euro in più rispetto a chi ha esattamente 15.000 euro di reddito. Con la nuova IRPEF essendo tutto tassato al 23% fino a 28.000 euro, il contribuente con redditi pari a 15.500 euro verserà 3.565 euro. Cioè un guadagno di soli 10 euro.

Sono avvantaggiati i redditi più alti

Per come sta nascendo, questa riforma agevola soprattutto quanti hanno redditi che si avvicinano alla soglia dei 28.000 euro, senza superarla. Perché il risparmio più corposo riguarderebbe loro. Che oggi versano 6.700 euro (23% su 15.000 e 25% sui 13.000 successivi). Se a 28.000 euro esatti si applica invece il 23% come da nuovi scaglioni IRPEF, l’imposta dovuta scende a 6.440 euro, con un risparmio di 260 euro. Un risparmio che a cascata, resta identico e fisso per tutti i contribuenti con redditi sopra i 28.000 euro. Perché come detto il meccanismo e progressivo ed anche chi ha redditi sopra i 50.000 euro, per la parte fino a 28.000 euro godrebbe di questo risparmio. Non certo un biglietto da visita ideale per il governo, dal momento che dalla riforma dell’IRPEF rischiano di uscire senza migliorie solo i contribuenti più poveri e con redditi fino a 15.000 euro.

 

 

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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