Il Consiglio dei Ministri nella giornata di ieri ha approvato il disegno di legge di delega al Governo per la riforma fiscale. L’incarico assunto dall’esecutivo che ora dovrà trovare il via libera definitivo del Parlamento, sarà molto impegnativo, posto che sarà riscritto e si spera semplificato l’intero sistema fiscale nazionale; come si legge sul sito del MEF, le nuove regole, operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega, vanno nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni e instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo mirato tra le parti secondo le esigenze di cittadini e imprese.
Nella riforma c’è anche la flat tax per i lavoratori dipendenti, sulla scia di quanto già previsto per i lavoratori autonomi non in regime forfettario.
Vediamo a quanto potrebbe ammontare il risparmio in busta paga per un lavoratore con un reddito medio.
La riforma fiscale
Come si legge nel comunicato stampa pubblicato ieri dal Governo, la riforma prevede una revisione dell’intero meccanismo di tassazione del reddito delle persone fisiche, in modo da attuare gradualmente l’obiettivo della “equità orizzontale”, attraverso:
- l’individuazione di una unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto, privilegiando, in particolare, l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione;
- il riconoscimento della deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato;
- la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo;
- l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e relative addizionali con aliquota agevolata su una base imponibile commisurata all’incremento del reddito del periodo d’imposta rispetto al reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti, con possibilità di prevedere limiti al reddito agevolabile e un regime particolare per i redditi di lavoro dipendente che agevoli l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello del precedente periodo d’imposta;
- la conseguente complessiva revisione delle tax expenditures (attualmente 600 voci e 125 miliardi di spesa).
Dunque, tra i vari punti della riforma c’è anche la flat tax per i lavoratori dipendenti.
La nuova flat tax anche per i lavoratori dipendenti. Quanto si risparmia in busta paga?
In base a quelle che sono le indicazioni contenute nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri, rispetto alle informazioni circolate negli ultimi giorni, la flat tax per i lavoratori dipendenti, dovrebbe applicarsi sul reddito prodotto in più nell’anno N+1 rispetto a quello del precedente periodo d’imposta, anno N. L’attuale flat tax invece parte sempre dal reddito prodotto in un determinato periodo d’imposta al quale va sottratto il reddito più alto conseguito nel triennio precedente; da qui, sull’importo ottenuto, ridotto del 5% del reddito maggiore dei tre anni precedenti, si applica la flat tax del 15%.
L’effettiva impostazione della flat tax dipendenti, potrà essere conosciuta solo dopo che sarà approvato il decreto legislativo che ne fisserà i requisiti. Dunque, a oggi è possibile fare solo delle ipotesi.
Detto ciò, considerando l’attuale aliquota della flat tax e ipotizzando un reddito anno n+1 di 29.000 euro e un reddito anno N di 20.000 euro, il lavoratore dipendente potrà ottenere un risparmio così articolato: 29.000-20.000= 9.000 (reddito tassabile con la tassa piatta) euro*15%= 1350 euro di flat tax; applicando le aliquote ordinarie, il lavoratore pagherebbe: il 25% per i redditi da 20 a 28.000 euro, il 35% per la parte di reddito fino a 29.000 euro, dunque in totale senza flat tax pagherebbe 2000+350 ossia 2350 di Irpef.
Naturalmente andrebbero considerate anche le detrazioni e le deduzioni che il lavoratore potrebbe far valere ai fini Irpef.