Il rischio ingovernabilità
Mattarella, che pure non sembra auspicare elezioni anticipate nemmeno di pochi mesi, inizierebbe ad avvertire la concretezza e persino forse la necessità di uno scenario simile, altrettanto consapevole che la legge di Stabilità per il 2018 rischi di portare acqua al mulino delle formazioni euro-scettiche, Movimento 5 Stelle e Lega Nord, in primis.
Non meno rischioso appare lo scenario dell’ingovernabilità, che si preannuncia ben più complicato di quello emerso dalle urne nel febbraio 2013, quando è vero che il PD non conquistò la maggioranza assoluta al Senato, ma allora bastarono i seggi della sola Forza Italia a consentire la nascita del governo Letta.
Partiti divisi, anche al loro interno
Invocata la riforma della legge elettorale, resta da vedere se i partiti in Parlamento siano in grado di vararne una. Silvio Berlusconi, tradendo un ventennio a vocazione maggioritaria, è oggi per il ripristino del sistema proporzionale, non fosse altro perché solo così ha la certezza di restare centrale anche nella prossima legislatura, nonostante il crollo verticale dei consensi accusati dal suo partito. Il PD è diviso tra i renziani, che vorrebbero un ritorno al sistema uninominale, magari anche a doppio turno, e il resto del partito ad ambire più al proporzionale, così come il nuovo soggetto di sinistra, nato dalla scissione dei democratici.
Al Movimento 5 Stelle converrebbe che la legge elettorale restasse così, in quanto i grillini sanno che qualsiasi modifica sarebbe approvata ai loro danni dagli altri partiti. La Lega Nord, infine, propende per il maggioritario, l’unico sistema di voto, che costringerebbe Berlusconi a stare insieme a Matteo Salvini, accrescendo le probabilità di quest’ultimo di affermare la sua leadership nel centro-destra.