Tra le varie riforme in cantiere per il governo sicuramente la più discussa è quella previdenziale che, stando alle promesse dell’esecutivo, dovrebbe vedere la luce proprio nel corso del 2016. Tra le varie proposte avanzate per riformare la legge Fornero c’è sicuramente quella legata all’introduzione dei pensionamenti flessibili, una riforma che si basa su una proposta di legge presentata nell’aprile del 2013 dai deputati Damiano, Gnecchi e Baretta. La flessibilità porterebbe alla risoluzione dei moti nodi nati dalla riforma Fornero del 2011 che ha reso molto più rigida la possibilità di accedere ai trattamenti previdenziali.
Vediamo cosa prevede, in sintesi , la proposta di legge che introduce un altro canale di uscita rispetto alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata. Con la flessibilità, infatti, sarebbe possibile uscire dal mondo del lavoro con 62 anni di età a condizione però di avere almeno 35 anni di contributi versati ed accettando una penalizzazione sull’assegno pensionistico (si parla di un 8%). Man mano, però che l’età si avvicina al requisito della pensione di vecchiaia la penalizzazione si riduce (di un 2 % annuo). Il sistema preve anche una premialità per chi decide di restare in servizio fino al compimento dei 70 anni con una maggiorazione del 2% per ogni anno in più che si lavora (arrivando all’8% a 70 anni). Il taglio massimo previsto, quindi, è dell’8% per i lavoratori che decidono di accedere alla pensione a 62 anni mentre la premialità massima è dell’8% per i lavoratori che restano in servizio fino a 70 anni. Sia le penalizzazioni che le premialità sono calcolate sulle anzianità maturate con il sistema retributivo, quindi sono al 31 dicembre 2011 per chi era nel sistema misto e sino al 31 dicembre 1995 per chi ne è rimasto escluso.