La riforma delle pensioni continua a implementarsi giorno dopo giorno di nuove ipotetiche misure. E ultimamente si inizia a parlare di pensioni e misure che collegano a doppio filo i pensionati ai giovani. Infatti comincia a prendere piede l’idea di collegare i neo pensionati con i neo assunti. Giorni fa parlammo della pensione part time, una nuova idea che prende spunto da alcune misure utilizzate in Paesi sviluppati del Nord Europa. Adesso invece si guarda alla formazione dei nuovi assunti, che potrebbero trovare nuovi “maestri” nei pensionati recenti.
“Buonasera, sono Alfio e volevo capire a che punto è la riforma delle pensioni e cosa c’è da attendersi per l’anno nuovo. Ho 65 anni di età e 35 di contributi. Volevo capire se fosse possibile rientrare in qualche novità.”
“Gentili esperti, vi chiedo aggiornamenti sulla riforma delle pensioni. So che quota 41 è saltata, ma a dire il vero a me cambia poco. Non avendo una contribuzione così lunga, mi aspetto altro da parte del Governo. Perché con oltre 30 anni di carriera io che compio 64 anni di età nel 2024, dovrei avere delle possibilità da ciò che leggo in giro, giusto?”
La staffetta generazionale parte da due diverse nuove ipotesi di riforma del sistema previdenziale
Quesiti come quelli di sopra, sono all’ordine del giorno perché tanti lavoratori sono in attesa di novità per il capitolo previdenziale. C’è chi vorrebbe la quota 41 per tutti, chi una proroga libera di Opzione donna e c’è chi chiede misure di favore a 62, 63 o 64 anni di età. La materia è complicata, perché è vero che in base al lavoro svolto, cambiano le esigenze di pensionamento.
Ci sono lavoratori che possono tranquillamente restare in servizio, perché svolgono un lavoro “leggero”, ammesso che ne esista uno. Ma c’è anche chi, a una certa età, chiede il meritato riposo perché l’attività svolta è logorante.
Riforma pensioni: 2 novità in arrivo, nuovi pensionati e nuovi assunti
Qualche giorno fa abbiamo parlato della novità che riguardava il nostro Governo, interessato a prendere spunto dal modello scandinavo per riformare il sistema. Parliamo della pensione part time sul modello svedese. Pare infatti che il nostro esecutivo abbai messo nel mirino una formula simile, con la pensione graduale per un lavoratore, come graduale sarebbe la sua fuoriuscita dal mondo del lavoro. La pensione part time infatti altro non è che uno strumento che, come in Svezia, consentirebbe di mandare in pensione prima i lavoratori, ma solo in parte.
Negli ultimi 2 o 3 anni di carriera (in Svezia dai 61 anni, in Italia forse dai 64 o 65 anni) prima di raggiungere l’età pensionabile in vigore, il lavoratore potrebbe chiedere la riduzione fino al 50%, dell’orario di lavoro. E la parte di stipendio mancante potrebbe venire coperta da una pensione anticipata commisurata alla riduzione di orario di lavoro e di stipendio. Le ore in meno di lavoro che un neo pensionato con il part time svolgerebbe, potrebbero essere coperte da nuovi assunti, che così potrebbero, anche loro gradualmente, entrare in una azienda. Una misura di quiescenza anticipata che guarda pure alla staffetta generazionale e al turnover, quindi.
Nuovi pensionati maestri di giovani assunti a tempo indeterminato, ecco una nuova ipotesi
Come riporta il quotidiano economico-finanziario “Il Sole 24 Ore”, nella legge di Bilancio potrebbe trovare posto anche una novità assoluta che si collega anche alla misura del part time pensione prima citata.
Proprio nel DDL del Made in Italy c’era una una misura allo studio, che guardava al turnover. Le aziende potrebbero trasformare i lavoratori, a due anni dalla pensione, in autentici tutor per formare i neo assunti. A dire il vero anche nel part time si pensa a qualcosa del genere, perché i neo assunti potrebbero formarsi lavorando per quelle ore scoperte per via dei pensionati part time. Come scrivono sul già citato quotidiano, le aziende potrebbero stipulare un contratto con un lavoratore pensionando che si impegni a fare da tutor per due o tre anni nei confronti di giovani assunti a tempo indeterminato.