Col passare dei giorni si fa sempre meno ingarbugliata la vicenda che interessa la riforma pensioni 2022. E’ ormai chiaro a tutti che quota 100 scade a fine anno e non sarà prorogata. Nemmeno ci sarà una nuova opzione che la sostituisca.
Questione di soldi (che non ci sono) e, come ha sempre fatto capire il governo, le prossime pensioni anticipate non potranno che essere con penalizzazione. In altre parole, dal 2022 si tornerà alla regole della Fornero.
Le pensioni anticipate
Non per tutti.
Si prolungherà anche opzione donna (in pensione a 58 o 59 anni per le lavoratrici dipendenti e autonome), ma il sistema di calcolo resterà penalizzante e la pensione nettamente più bassa rispetto a quella di vecchiaia.
Forse sarà introdotto anche un sistema di pensionamento flessibile per tutti a 62-63 anni, ma con liquidazione della pensione in due tranches. Ma anche in questo caso ci sarà un taglio degli assegni. Insomma, andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni della vecchiaia non converrà più.
Per autonomi e statali, rischio scalone
Resta però il fatto che molti lavoratori dipendenti del settore privato godranno anche nel 2022 degli scivoli pensionistici. Potranno lasciare il lavoro 5 anni prima grazie ai contratti di espansione che i datori di lavoro stipuleranno col governo. Lo stesso dicasi per gli assegni straordinari a valere sui fondi esuberi di banche e assicurazioni e per altri settori industriali. Per finire con l’isopensione che consente l’uscita dal lavoro fino a 7 anni prima.
A pagare pegno con la fine di quota 100 saranno però tutti gli altri lavoratori, dagli autonomi ai professionisti, fino ai dipendenti del pubblico impiego. Per costoro la fine di quota 100, in mancanza di alternative, significa il ritorno alle regole Fornero e quindi uno scalone di ben 5 anni.
Potrebbero salvarsi le donne se dal 2022 potranno rientrare in opzione donna, ma per gli uomini c’è il rischio di restare in servizio fino alla veneranda età di 67 anni. O forse più con l’aumento delle aspettative di vita.