Come funzionerà la riforma delle pensioni 2025? È una domanda che milioni di italiani si pongono, in quanto molte persone cercano chiarimenti sulle possibili novità che potrebbero essere introdotte. Al momento, c’è una possibilità concreta chiamata “quota 41 per tutti”. Ci sono anche almeno altre quattro soluzioni che molti considerano valide per superare, una volta per tutte, la riforma Fornero. Vediamo come funzionerebbero queste misure.
Riforma pensioni: 5 misure a confronto
La pensione per tutti, a qualsiasi età, senza vincoli di appartenenza a una specifica categoria.
La pensione dai 64 ai 72 anni
Un’altra proposta, questa volta rivolta alla flessibilità in uscita, riguarda la possibilità di andare in pensione in un range di età compreso tra i 64 e i 72 anni. Questa misura potrebbe aumentare la flessibilità per il pensionamento, anche se sarebbe soggetta a determinate condizioni. Se non si optasse per il calcolo contributivo, la novità potrebbe consistere in una riduzione del 3% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Inoltre, per poter anticipare la pensione, l’importo dell’assegno non dovrebbe essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.
Quota 96: un sogno per la riforma delle pensioni
Sebbene non se ne parli molto, i nostalgici vedono ancora la “quota 96” come la soluzione madre di molti dei problemi previdenziali attuali. Questa misura era in vigore prima della riforma Fornero e permetteva di andare in pensione con 60 anni di età e 35 anni di contributi, purché si raggiungesse la “quota 96” considerando anche le frazioni di anno.
Pensioni a 64 anni, ma la quota sale
Attualmente è in vigore la “quota 103”, che consente di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi, purché l’assegno non superi quattro volte il trattamento minimo dell’INPS e il calcolo sia contributivo. L’idea che potrebbe concretizzarsi è quella di una “quota 104”, che innalzerebbe l’età di uscita a 63 anni. Questa misura sarebbe meno vantaggiosa rispetto alla “quota 103”, soprattutto se restassero invariati l’attuale sistema di calcolo contributivo e il limite massimo dell’importo della pensione. La riforma delle pensioni rischia, quindi, di peggiorare la situazione attuale.
Opzione donna: ancora al via?
Infine, per il 2025 si sta valutando di mantenere il sistema attuale, confermando l’Ape sociale, che scade il 31 dicembre prossimo, e l’Opzione Donna, anch’essa in scadenza a fine 2023. Le possibilità includono il pensionamento a partire dai 63,5 anni di età o dai 59 anni, a seconda delle condizioni. L’Ape sociale continuerebbe a essere disponibile per caregiver, lavoratori in mansioni gravose, disoccupati e invalidi, sempre a partire dai 63,5 anni di età e con 30 o 36 anni di contributi. L’Opzione Donna resterebbe rivolta a donne invalide, caregiver, licenziate o dipendenti di grandi aziende in crisi, con 35 anni di contributi e un’età compresa tra i 59 e i 61 anni.
Queste sono le principali opzioni in discussione per la riforma delle pensioni del 2025. Ogni misura ha le sue particolarità e limitazioni, che saranno oggetto di dibattito nei prossimi mesi.