Riforma pensioni a rischio con strappo 5 Stelle al governo

Dilettantismo politico e menefreghismo mettono nuovamente i lavoratori sulla graticola. Riforma pensioni sempre più lontana e ritorno alla Fornero più vicino con la crisi di governo.
2 anni fa
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pensioni

La riforma pensioni resta un tema caldo, anzi bollente considerando il clima estivo. E non solo per questioni di meteo.  Lo strappo del Movimento 5 Stelle al governo Draghi non lascia dubbi sul fatto che il programma rischia un terribile stop.

A rischio, però, ci sarebbe anche Opzione Donna che potrebbe terminare la corsa il 31 dicembre 2022. La caduta del governo non consentirebbe la prosecuzione della deroga alle regole Fornero per il gentil sesso. Più probabile, invece, la proroga di Ape Sociale.

Lavoratori preoccupati per le pensioni

Il quadro della riforma pensioni era già incerto, ma qualcosa stava per delinearsi all’orizzonte. Le proposte dell’Inps per una uscita anticipata a 63-64 anni sembrano fattibili con i sindacati che non hanno espresso alcuna opposizione.

Ma lo sgambetto tirato dal Movimento 5 Stelle al governo Draghi sulla fiducia al decreto Aiuti ora rimette tutto in discussione. Difficile immaginare cosa accadrà alle pensioni se il governo dovesse cadere e la crisi non rientrare subito.

Una cosa pare certa: a pagare per i mal di pancia del movimento sarebbero solo ed esclusivamente i lavoratori. Quelli che sono rimasti fregati dalla fine di Quota 100 e che non rientrano in Quota 120. M anche le donne che potrebbero vedersi vanificate le speranze di uscire con Opzione Donna, benché penalizzante.

Dalla possibile riforma al ritorno alla Fornero

In ogni caso, se la crisi non dovesse risolversi in tempi brevi, il rischio è il ritorno alla Fornero per tutti senza deroghe a partire dal 1 gennaio 2023. Cosa significa? In pratica si andrà in pensione solo dopo aver raggiunto i 67 anni di età o 41-42 anni di contributi.

Ma a rimetterci sarebbero anche i pensionati che non beneficerebbero dei benefici immediati che il governo ha in mente di varare con il decreto di fine luglio. Un intervento corposo a difesa di salari e pensioni per contrastare il carovita e l’inflazione.

Insomma, un bel disastro politico nel pieno di una crisi finanziaria ed economica che sta mettendo a dura prova il potere di acquisto delle famiglie italiane. Nessun lavoratore avrebbe immaginato questa crisi in piena estate, colpa del dilettantismo politico di chi non deve certo lavorare per vivere.

Ma qualcuno sorriderà. A partire dai tecnocrati di Bruxelles, dai funzionari Ocse per finire ai banchieri del Fmi che hanno sempre detto che in Italia si va in pensione prima che nel resto d’Europa.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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