In arrivo anche la riforma delle pensioni complementari? Come canta Francesco Gabbani con il brano Tra le granite e le granate: “Dietro le spalle un morso di felicità. Davanti il tuo ritorno alla normalità, lavoro e feste comandate, lasciate ogni speranza voi che entrate”.
Parole che molti lavoratori potrebbero dedicare alle pensioni e alla vana speranza di poter un giorno accedere a tale trattamento.
A tal fine bisogna possedere determinati requisiti anagrafici e contributivi che sono spesso così stringenti da rendere la pensione una vera e propria utopia.
Riforma pensioni, arriva anche quella per le complementari
L’obiettivo di fine legislatura del governo Meloni è di attuare la riforma delle pensioni e dire così definitivamente addio alla legge Fornero. Tante le ipotesi in ballo, come ad esempio la riforma delle pensioni complementari. Entrando nei dettagli la Lega avrebbe proposto il versamento obbligatorio di una parte del Tfr nei fondi pensione in modo tale da permettere in futuro di avere un assegno dall’importo più alto.
Onde evitare di danneggiare i contribuenti e rischiare di ritardare l’accesso al trattamento dovrebbe essere, inoltre, previsto il cumulo dei contributi versati nella previdenza obbligatoria e in quella complementare per consentire l’uscita anticipata di tre anni rispetto all’età di vecchiaia per chi rientra nel sistema contributivo.
Quota 41 light con il sistema contributivo
Uno dei cavalli di battaglia della Lega è Quota 41 per tutti. Grazie a quest’ultima sarebbe possibile andare in pensione a qualsiasi età a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi. Tale misura, si stima, peserebbe sulle casse dello Stato ben 4 miliardi di euro soltanto nel 2025. Una cifra elevata che potrebbe portare il governo ad optare per una versione finanziariamente più fattibile, ovvero la cosiddetta Quota 41 versione light.
In base a quest’ultima l’assegno del trattamento pensionistico avverrebbe utilizzando esclusivamente il metodo contributivo. L’importo, pertanto, si determinerebbe tenendo in considerazione i contributi versati e non gli ultimi stipendi così come avviene con il sistema retributivo. Ne consegue che l’importo risulterebbe più basso, con la riduzione che oscillerebbe dal 15% al 30%.
Incentivo al posticipo del pensionamento
Ad oggi viene riconosciuto una sorta di premio per coloro che rinviano l’uscita dal mondo del lavoro, in modo tale da evitare nuove fughe in quei settori dove si verificano dei vuoti di personale. Tale bonus può essere richiesto sia dai lavoratori del settore pubblico che privato. In base al settore di ferimento differisce la data di decorrenza. Si tratta di un’agevolazione che rispolvera il cosiddetto bonus Maroni e a cui hanno diritto coloro che hanno almeno 62 anni e maturato 41 anni di contributi.
Proprio l’incentivo al posticipo del pensionamento sembra continuare ad essere al centro dell’attenzione del governo che vorrebbe introdurre nuove misure volte a premiare coloro che continuano a svolgere l’attività lavorativa nonostante abbiano maturato i requisiti per andare in pensione. Al momento comunque, ribadiamo, si tratta solo di ipotesi. Attendiamo comunicazioni ufficiali da parte del governo per vedere quali misure verranno effettivamente applicate a partire dal prossimo anno e soprattutto quando prendere davvero vita la tanto attesa riforma delle pensioni.