Riforma pensioni: come sarà il nuovo trattamento minimo per i giovani

Allo studio l’erogazione di una pensione minima vitale per chi non avrà diritto il trattamento minimo. Ecco di cosa si tratta.
3 anni fa
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C’è anche l’integrazione al trattamento nel minimo nella prossima riforma pensioni. Come noto, chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995 non ha diritto a questa forma di sostegno economico.

E più passa il tempo, maggiori saranno i lavoratori che non potranno beneficiare di una rete di protezione sociale sulla pensione. Soprattutto se si tratta di lavoratori con alle spalle carriere discontinue o fatte di lavori mal pagati.

Integrazione al trattamento minimo

Ma come funziona l’integrazione al trattamento minimo?  Oggi chi, pur avendo maturato i requisiti, non raggiunge un livello economico sufficiente di pensione, ha diritto a richiedere l’integrazione al trattamento minimo di pensione.

Per il 2021 si tratta di 515,58 euro mensili, cifra che viene aggiornata ogni anno in base agli indicatori ISTAT per il calcolo dell’inflazione (perequazione).

Si tratta di una pensione calcolata in base ai contributi versati e quindi liquidata nel rispetto dei requisiti di legge, ma che per sua natura non produce un assegno pensionistico superiore al minimo vitale stabilito dalla legge.

Il trattamento minimo è condizionato al possesso di alcuni limiti di reddito. Per il pensionato non coniugato è pari 6.702 euro all’anno. Se, invece è coniugato, il reddito complessivo non deve superare i 13.405 euro.

Una pensione di garanzia per i giovani

Per chi non può accedere al trattamento minimo, il governo sembra orientato a introdurre nuove regole sulla falsariga della pensione di cittadinanza. In pratica si andrebbe ad estendere l’istituto a chi non raggiungerà il minimo vitale di pensione.

In altre parole, quella che oggi è la pensione di cittadinanza potrebbe presto diventare la pensione minima garantita. La pensione di garanzia potrebbe quindi nascere sulla scia della pensione di cittadinanza. Con i dovuti aggiustamenti naturalmente.

Per quanto riguarda gli importi, è allo studio l’erogazione di un assegno minimo compreso fra 650 e 780 euro mensili per coloro che andranno in pensione con almeno 20 anni di contributi dal prossimo decennio.

Cioè da quando il sistema di calcolo delle pensioni con contributivo puro sarà entrato a regime per tutti i lavoratori.

Per ottenere questo tipo di pensione minima si guarderanno sempre i redditi personali e familiari facendo però riferimento al Isee, come avviene adesso per le pensioni di cittadinanza.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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