Anche per la Corte dei Conti il sistema pensionistico basato sul calcolo retributivo non è sostenibile nel lungo periodo. La riforma delle pensioni che sta predisponendo il governo non può più prescindere dal taglio degli assegni.
Secondo la magistratura contabile, che ha esaminato la gestione finanziaria dell’Inps del 2018, il sistema pensionistico rischia di andare in disequilibrio. Sotto accusa è in particolare il sistema dei pensionamenti anticipati con quota 100 che produrrà maggiori spese a carico del sistema previdenziale.
Riforma pensioni: Corte dei Conti condanna sistema retributivo
Non è una novità, ma se anche la Corte dei Conti fa sapere che il bilancio Inps potrebbe andare fuori controllo, c’è da preoccuparsi.
Al di là dell’allarme lanciato dalla Corte dei Conti, il governo è obbligato a tagliare le pensioni. La prossima riforma sarà impopolare, ma necessaria – dicono gli esperti previdenziali -. Purtroppo è stato concesso tanto prima, in un periodo in cui la crescita economica del Paese era florida. Ma oggi, con un’economia che non cresce e, anzi, rischia di stagnare per lunghi anni, le risorse finanziarie non bastano ad assicurare le liquidazioni delle pensioni future. A meno che non si intervenga sull’importo degli assegni. Una penalizzazione, insomma.
Pensioni anticipate con penalizzazione
Ecco quindi che anche la Corte dei Conti fornisce il suo orientamento di principio al governo. Il suggerimento più o meno velato è quello di riformare quota 100 introducendo un sistema di penalizzazione della pensione per chi sceglie il ritiro anticipato dal lavoro.
Cosa dice la Corte dei Conti
La Corte dei Conti è stata chiara in proposito scrivendo nella sua relazione che
“in un sistema pensionistico a ripartizione ed in cui la maturazione del diritto alla pensione prescinde dal regolare versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa, va verificata la sostenibilità della spesa nel lungo periodo e agli effetti che sulla adeguatezza delle prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente, vanno altresì considerate le conseguenze di dette azioni sulla sostenibilità del modello da parte del sistema produttivo, sia con riguardo al contributo richiesto alla fiscalità generale, che nei confronti dei soggetti tenuti al versamento della contribuzione“.
Il sistema di calcolo contributivo puro andrà a regime solo fra 13-14 anni. Nel mentre il calcolo è misto e pesa sui conti pubblici per la parte retributiva. Soprattutto per chi decide di andare in pensione con quota 100 con le attuali regole previste per il calcolo della pensione. Scrive ancora la Corte dei Conti che:
“in un sistema previdenziale che eroga ancora gran parte delle prestazioni ad elevata componente retributiva, peraltro, misure ampliative della spesa attraverso l’anticipo dell’età di pensionamento rispetto a quella ritenuta congrua con l’equilibrio attuariale e intergenerazionale, il blocco dell’indicizzazione dell’età di uscita dal lavoro alla speranza di vita e la reintroduzione del sistema delle finestre, comportano sia esigenze di cassa immediate (tipiche, come detto, di un meccanismo a ripartizione), sia debito implicito, in quanto la componente retributiva del trattamento non viene corretta per tener conto della maggiore durata della prestazione“.