Il governo sta dando i numeri e ogni giorno che passa ne esce una nuova. Oggi si parla di quota 101. Segno che sul tavolo del Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, dove si stanno buttando giù le basi per la terza grande riforma del sistema pensionistico italiano (dopo quella di Dini nel 1995 e Fornero nel 2011), regna la confusione totale.
Le parti in gioco sono tante e ognuno dice la sua senza che vi siano dei minimi punti di incontro. Il governo vorrebbe concedere l’uscita anticipata ma con penalizzazione, l’Inps punta alla flessibilità in uscita, i sindacati chiedono maggiori tutele per i lavoratori e così si va avanti a oltranza.
La proposta per quota 101
Fra le varie ipotesi, spunta oggi anche quella del Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone che punta a modificare leggermente quota 100 introducendo quota 101. Sostanzialmente, al termine del periodo sperimentale di quota 100, verrebbe introdotta una nuova formula che aggiunge un anno in più di età o di contributi per andare in pensione in maniera tale da superare lo scalone che verrebbe a crearsi con la fine di quota 100 nel 2021. Pertanto si potrebbe lasciare il lavoro dal 2022 avendo maturato 39 anni di contributi e 62 di età oppure 38 anni di contributi e 63 anni di età. La misura costerebbe di meno rispetto a questa e potrebbe rappresentare un buon compromesso tra le intenzioni del governo, alle prese con la mancanza di risorse, e le richieste dei sindacati, che chiedono un’uscita a 62 anni di età o a 41 anni di contributi.
Tridico, flessibilità in uscita improcrastinabile
Sullo sfondo resta poi anche la proposta avanzata dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico che insiste per una maggiore flessibilità in uscita dei lavoratori e che tenga conto dei lavori usuranti e gravosi istituendo un sistema a punti per agevolare il pensionamento anticipato.
Le risorse disponibili
Il nodo da sciogliere rimane tuttavia sempre quello delle risorse disponibili. In merito ai capitali da investire su Quota 101 si è parlato di poter utilizzare le risorse risparmiate da Quota 100. Non è detto, però, che le disponibilità siano sufficienti soprattutto se la riforma dovesse diventare strutturale e quindi definitiva, visto che nel tempo la spesa pensionistica andrebbe a crescere. Non è quindi escluso che una piccola penalizzazione con riscorso al sistema di calcolo contributivo per una parte dei periodi coperti da versamenti nel retributivo (ante 1996) possa essere presa in considerazione per non sforare i vincoli di bilancio.