La riforma fiscale, il taglio del cuneo fiscale, il sostegno alle famiglie colpite dalla crisi economica. Sono le priorità che il governo ha messo ai primi posti per la prossima legge di Bilancio. E le pensioni? L’argomento è sempre caldo, perché di riforma delle pensioni si parla costantemente e sempre. Il problema sono le risorse, perché anche se sarà una legge di Bilancio da 40 miliardi, per lo più in deficit, poco resta per le pensioni e per la riforma del sistema previdenziale se le priorità sono diventate altre.
In barba a quanti aspettavano la quota 41 per tutti, una riforma flessibile o il reintegro della celebre quota 96. Oggi analizziamo cosa dovrebbe accadere nella manovra di fine anno per rispondere alle innumerevoli domande dei nostri lettori che riguardano le pensioni nel 2024.
La riforma delle pensioni, un cantiere perennemente aperto, ecco a che punto siamo
Di discutere si discute per quanto riguarda le pensioni e la riforma delle pensioni. I sindacati continuano a chiedere spiegazioni e vogliono una apertura a discutere di quota 41 per tutti, flessibilità e così via dicendo. Le aperture non mancano da parte del governo, ma come detto prima, le risorse latitano. Pare infatti che dei 40 miliardi della manovra, solo 4 saranno quelli destinati al capitolo pensioni. E pare che non bastino nemmeno per completare l’operazione proroga quota 103 e nuova indicizzazione. Perché il governo sulle pensioni deve fare anche i conti con l’aumento del costo della vita che deve essere rigirato, in termini di aumento degli assegni, a chi la pensione già la prende.
E allora cosa accadrà alle pensioni nel 2024? ad oggi le uniche cose che appaiono certe come detto sono le proroghe di alcune misure. Si parte naturalmente da quota 103. La misura entrata in vigore dal 1° gennaio 2023 con la legge di Bilancio scorsa, è nata per durare solo 12 mesi. Invece probabilmente si proseguirà ancora nel 2024.
Anche l’anno venturo quindi la misura consentirà di anticipare la pensione a chi compie 62 anni d’età e completa allo stesso tempo i 41 anni di contributi.
La nuova pensione a 62 anni nel 2024, tutto resta uguale a quest’anno?
Per i nati nel 1962 la proroga di quota 103 quindi aumenta le possibilità di andare in pensione. Naturalmente anche quelli più grandi di età, che magari nel 2023 non hanno fatto in tempo a raggiungere i 41 anni utili alla quota 103 quest’anno. La misura dovrebbe nascere identica ad oggi, compreso il vincolo di importo che non deve superare le 5 volte il trattamento minimo. Infatti nel 2023 chi è andato in pensione con la quota 103 non ha potuto prendere, anche se ne aveva diritto, una pensione più alta di 2.818,65 euro. Un vincolo che i beneficiari della quota 103 devono subire fino a 67 anni, cioè fino al compimento dell’età pensionabile per le quiescenze di vecchiaia ordinarie.
Divieto di cumulo con i redditi da lavoro, di cosa si tratta?
Nel 2024 il trattamento minimo dovrebbe salire e quindi probabilmente figli importi massimi erogabili dovrebbero salire. Oltre a questo limite, visto che parliamo di un vincolo che valeva anche per le misure che hanno preceduto la quota 103 (quota 100 dal 2019 al 2021 e quota 102 nel 2022), resterà in vigore il divieto di cumulo con i redditi da lavoro. In sostanza i pensionati di quota 103, anche nel 2024 non potranno aggiungere al reddito di pensione quello da lavoro. Sarà possibile solo cumulare la pensione con reddito da lavoro autonomo occasionale, purché non si oltrepassi la soglia dei 5.000 euro annui.
Proroghe in arrivo anche per alcune altre misure di quiescenza anticipata
Opzione donna è nata per consentire il pensionamento anticipato a 58 e 59 anni alle lavoratrici dipendenti e alle autonome. Una misura che aveva l’obbiettivo di permettere le uscite anticipate alle donne che comunemente hanno necessità di dedicarsi anche alla cura dei figli, della famiglia e della casa. Opzione donna nel 2023 è stata oggetto di una stretta da parte del governo, perché è stata ammessa l’uscita solo a determinate categorie.
Parliamo di invalide, caregivers, disoccupate o alle prese con aziende con procedure di crisi avviate. L’età di uscita è diventata di 60 anni. Solo invalide e caregivers con due o più figli o disoccupate e in aziende in crisi hanno potuto sfruttare il canale anticipato già a 58 anni. Per invalide e caregivers con un solo figlio, età di uscita a 59 anni. La misura ha 35 anni come soglia contributiva da completare e obbligo di accettare il calcolo contributivo del trattamento.
Correttivi alle misure di pensione anticipata, ma quali per opzione donna e Ape sociale?
La misura dovrebbe essere riproposta, estendendo la misura a tutte, eliminando le limitazioni del 2023 ma cambiando forse l’età di uscita. Niente più 58 o 59 anni e via a 60 o addirittura a 63, avvicinando opzione donna all’Ape sociale (tanto è vero che si parla anche di cambio nome con Ape rosa). Infine via alla proroga anche dell’Ape sociale. La misura nata nel 2017 dovrebbe essere confermata. E si parla pure di una possibile estensione di platea. Potrebbero riuscire ad andare in pensione ancora una volta quelli che compiono 63 anni di età con 30, 32 o 36 anni di contributi. Ma solo se appartengono alle categorie previste che sono invalidi, caregivers, disoccupati e lavori gravosi. Ed è proprio sui lavori gravosi che forse si parla di allargare le maglie e rendere la misura sempre più fruibile.
Non ci resta che attendere le tanto sospirate riforma pensioni e riforma fiscale, sperando di non far la fine del cavallo che attende che l’erba cresca.