Tutti contro la Fornero, ma il vero problema delle pensioni in Italia è legato all’andamento demografico. Il Paese si sta spopolando e invecchia: il rapporto fra giovani e vecchi sarà di 1 a 3 fra meno di 30 anni.
Lo stima l’Istat tracciando un quadro allarmante sul crollo delle nascite nel 2021. In Italia ci sono state meno di 400 mila nascite, un record negativo che non può essere spiegato solo con la pandemia. E che inficerà sulla tenuta delle pensioni.
Senza figli, pensioni al collasso
Cosa c’entra questo con le pensioni? Ebbene, se non ci sono giovani alla base che versano contributi nel sistema pensionistico, sarà impossibile mantenere gli attuali livelli di pagamento, basati in prevalenza su una spesa assistenziale.
La continua e pronunciata denatalità in Italia, infatti, rende l’impianto pensionistico debole e instabile. Tutti i Paesi europei sono di fatto in crisi, ma per l’Italia il problema è più accentuato. Come ha detto Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat:
“a tassi di natalità che vanno poco oltre il 5 per mille si contrappongono tassi di mortalità ben al di sopra del 10 per mille”.
In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: la spesa per le pensioni non può reggere. Inutile girarci intorno, il problema non è la Fornero, ma la mancanza di giovani lavoratori.
L’apporto degli immigrati è insufficiente
Solo grazie all’apporto degli immigrati in Italia, è stato possibile puntellare il welfare previdenziale. Ma anche questo rischia di essere insufficiente perché il crollo delle natalità è troppo accentuato per essere compensato dai flussi migratori.
In Italia c’è una nascita ogni due decessi. Di questo passo a fine secolo la popolazione italiana sarà più che dimezzata, anche con l’apporto dei flussi migratori. Insomma mancherà chi lavora per contribuire a pagare le pensioni dei vecchi.
Come osserva il presidente dell’Inps Pasquale Tridico: “impossibile mantenere gli attuali livelli di spesa con 23 milioni di lavoratori”.