La riforma delle pensioni Meloni? Probabilmente è per pochi. “La pensione bisogna prenderla da giovani, soprattutto bisogna prenderla da vivi. E non è nelle possibilità di tutti“, affermava Pierre Michel Audiard. Proprio l’età in cui si va in pensione, in effetti, è al centro delle polemiche. Per poter accedere al trattamento pensionistico, infatti, è necessario essere in possesso di determinati requisiti sia anagrafici che contributivi.
Questi requisiti sono particolarmente stringenti, con tanti lavoratori che devono attendere molti anni prima di poter lasciare il mondo del lavoro.
Lo sa bene il governo guidato da Giorgia Meloni che è al lavoro per mettere in campo la nuova riforma delle pensioni. Una misura particolarmente attesa, che avrà come platea di riferimento un numero esiguo di lavoratori. Ecco cosa c’è da aspettarsi.
La riforma pensioni Meloni è un corridoio stretto stretto in cui passeranno in pochi
Nel governo si starebbe assistendo a un forte pressing della Lega per consentire ai lavoratori di andare in pensione nel 2023 grazie a Quota 41. Quest’ultima consentirebbe di lasciare il mondo del lavoro all’età di 61 o 62 anni. Si tratterebbe, però, solamente di una misura ponte, in attesa della vera e propria riforma delle pensioni che verrà studiata e approvata solo il prossimo anno.
A tal proposito, come spiegato da Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, in un’intervista a Repubblica, si spenderà meno di un miliardo di euro al fine di agevolare circa 50 mila lavoratori. Secondo alcune stime, però, a fare domanda per andare in pensione grazie a Quota 41 nel 2023 sarebbero circa la metà dei soggetti aventi diritto. Il motivo è da rinvenire nell’importo dell’assegno pensionistico che si rivelerebbe molto più basso rispetto a quello a cui si avrebbe diritto al raggiungimento dei 67 anni di età.
Pensione, prudenza di bilancio e uscita anticipata dal mondo del lavoro
Sempre Durigon, inoltre, ha sottolineato come il governo stesse pensando all’introduzione di un bonus per incentivare le persone a proseguire la propria attività lavorativa. La prudenza di bilancio, però, ha portato a dover rinunciare a tale strada. Intanto, l’unica cosa, quasi certa, come sottolineato da Durigon, è che:
“In manovra metteremo una formula che evita lo scalone di gennaio per un gruppo di lavoratori. Quota 41 ci sarà e questo è importante: la stiamo studiando nei dettagli con la ministra del Lavoro”.
Non resta quindi che attendere per vedere in cosa consisterà la mini riforma delle pensioni e quanti lavoratori decideranno effettivamente di beneficiare delle nuove misure per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro.