Vediamo perché con la riforma pensioni 2023 chi è nato in questi anni rischia la beffa. Ovverosia, potrebbe essere costretto a rinviare agli anni successivi il ritiro dal lavoro. E questo anche considerando il fatto che, rispetto al corrente anno, non è detto che per Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 102 arrivi una proroga proprio per il 2023.
Nel dettaglio, con la riforma pensioni 2023 i nati nel 1960, o dopo, potrebbero essere beffati. Nel caso in cui, stando alle attese, dovesse essere varata, per la flessibilità in uscita, la cosiddetta pensione anticipata in due tempi.
Riforma pensioni 2023, chi è nato in questi anni rischia la beffa
In particolare la flessibilità in uscita, con la riforma pensioni 2023, dovrebbe prevedere l’uscita anticipata a 64 anni. Con il pagamento dell’assegno INPS solo per la parte contributiva. Mentre per prendere tutta la pensione, aggiungendo la quota contributiva, si dovrebbero aspettare i 67 anni di età.
Questa è almeno, riforma pensioni 2023, una delle proposte sul tavolo. Sebbene al momento il dialogo Governo-Sindacati, a causa della guerra in Ucraina, sia interrotto. Ragion per cui, se la riforma davvero ci sarà, allora questa sarà con ogni probabilità inserita nella legge di Bilancio di fine anno.
Cosa potrebbe succedere dal prossimo anno senza una revisione strutturale della previdenza pubblica
Sulla riforma pensioni 2023, tra l’altro, il Governo italiano non solo deve trovare la quadra con i Sindacati, ma pure con i partiti di maggioranza che lo sostengono. Il che non sarà facile visto che a piccoli passi ci si avvicina alla fine della legislatura. Ragion per cui non è da escludere, ad oggi, che per il prossimo anno si andrà avanti prorogando in tutto o in parte le misure di pensionamento anticipato attualmente in vigore.