Riforma pensioni: opzione donna sarà estesa anche agli uomini?

Mancano i soldi per sostenere ancora le pensioni anticipate, a meno che non si estenda anche agli uomini il meccanismo previsto per opzione donna.
3 anni fa
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opzione donna

Sulla prossima riforma pensioni se ne stanno raccontando di tutti i colori. Di certo c’è solo che il 31 dicembre termina quota 100 e per molti lavoratori si prospetta l’incubo di uno scalone di 5 anni per andare in pensione.

Altra cosa certa è che non ci sono soldi per prorogare quota 100 o proporre altre forme di pensionamento anticipato a debito. I conti dello Stato non consentono più margini di manovra e quindi le risorse scarseggiano.

La riforma pensioni

Cosa abbastanza probabile è che opzione donna e Ape Sociale saranno prorogate perché costano poco.

La prima è addirittura penalizzante perché la pensione viene calcolata interamente col sistema di calcolo contributivo anziché misto.

Ape Sociale, invece, si rivolge a una platea abbastanza ristretta di lavoratori che possono approfittare di un anticipo pensionistico già a 63 anni. Si pensa addirittura di allargare la platea estendendo la possibilità ai lavoratori gravosi e usuranti, oltre che a quelli fragili.

Impossibile, invece, concedere ulteriori pensionamenti anticipati a tutti, come avvenuto finora con quota 100. A meno che non si introduca un sistema che ne penalizzi la scelta.

Opzione donna anche per gli uomini?

L’idea quindi di estendere il sistema di pensionamento anticipato a 58 anni di età (59 per i lavoratori autonomi) con almeno 35 di contributi non dispiace al ministero del Lavoro. Pare sia una delle poche strade percorribili per concedere la pensione anticipata senza pesare sui conti dello Stato.

Opzione donna prevede, infatti, che la lavoratrice possa andare in pensi0one a patto che rinunci alla parte di calcolo retributiva per i versamenti maturati prima del 1996. Il che significa accettare anche una forte penalizzazione dell’assegno.

Il calcolo, al momento della liquidazione, è fatto interamenete col sistema contributivo (più penalizzante) e i contributi versati prima del 1996 vengono migrati. In parole più semplice, si rischia di perdere anche un quarto dell’assegno rispetto a quanto previsto col sistema di calcolo misto.

Estendere questa misura anche agli uomini potrebbe condurre a un risparmio di spesa. Ma allo stesso tempo non sarebbe preclusa l’opzione del pensionamento anticipato. L’alternativa resterà comunque la pensione di vecchiaia a 67 anni o con 42 anni e 10 mesi di versamenti.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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