Riforma pensioni: poco spazio di cambiamento, si lavora ai ritocchi

Per il presidente Conte (M5S) è necessario ampliare i lavori usuranti per consentire l’uscita anticipata a 63 anni. La conferma che la riforma pensioni è un punto morto.
2 anni fa
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Pensioni

Siamo a giugno e della riforma pensioni non se ne parla più ormai da mesi. Tutta colpa della guerra in Ucraina? Niente affatto, il problema sta negli equilibri di bilancio e – come ha detto il premier Draghi – ogni cambiamento dovrà essere finanziariamente sostenibile.

Niente Quota 41 (slogan elettorale della Lega), ma nemmeno uscite anticipate a partire dai 62 anni benché con penalizzazione come chiedono i sindacati. Tutto avrebbe un costo non più sostenibile, tant’è che da Bruxelles arrivano chiari avvertimenti in questo senso.

Dalla riforma al ritocco delle pensioni

Cosa fare allora? Restano i ritocchi al sistema delle pensioni che già esiste, quello tarato sulle regole Fornero e che dal 2023 dovrebbero tornare a pieno regime per tutti. Le forze politiche lo sanno bene.

Il presidente Giuseppe Conte (M5S) ha chiaramente detto che bisogna agire sulla flessibilità in uscita per i lavori gravosi. Una strada già intrapresa lo scorso anno e avallata dal governo. Non costa molto e ha il vantaggio di tutelare i lavori più pesanti.

La via primaria è agire sull’ampliamento della platea dei lavori usuranti. E su questo si potrà costruire una soluzione sostenibile, tenendo anche conto dell’età anagrafica e dei contributi“.

Una tesi, quella di Conte, che conferma le difficoltà ad attuare una vera e propria riforma pensioni e che spalanca la porta all’ennesimo rinvio a tempi migliori. Del resto, con questo governo gli spazi di manovra sono troppo stretti.

Le altre modifiche in arrivo

Posto quindi che la Fornero tornerà a dominare lo scenario pensionistico dal 2023 in poi, resta da vedere se si potranno anticipare le uscite a 64 anni con il ricalcolo contributivo e quindi con penalizzazione della pensione.

Sul punto non si sono ancora trovate le giuste misure e il confronto con le parti sociali è a un punto morto. Il rischio è che anche di questa soluzione non se ne faccia nulla.

Anche perché già esiste la possibilità di andare in pensione a 64 anni con questo metodo di calcolo della pensione.

Inoltre c’è anche quota 102 che prevede appunto l’uscita anticipata a 64 anni con almeno 38 di contributi, ma scade a fine anno. Possibile che sia prorogata se non si troveranno altre soluzione. Insieme ad Opzione Donna e ad Ape Sociale.

pen·sio·nì·sti·co

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Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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