Quota 103 è solo uno specchietto per le allodole. Non manderà in pensione che qualche migliaio di lavoratori nel 2023 stante anche la breve durata del pensionamento anticipato con le nuove regole.
Si potrà uscire a 62 anni di età con almeno 41 di contributi e solo se non si supera di cinque volte il trattamento minimo dell’importo della pensione. Secondo le stime di governo potranno andare in pensione 48mila lavoratori, secondo i sindacati meno della metà. Numeri, comunque molto bassi.
Quota 103 per pochi in attesa di una vera riforma pensioni
Ma si sa, la politica è l’arte dell’inganno e i media conniventi al servizio presentano Quota 103 come un successo per evitare uno scalone che impedisce il ritorno della Fonerno nel 2023.
Chi realmente potrà andare in pensione con Quota 103 l’anno prossimo saranno i nati tra il 1959 e il 1961. Ma anche all’interno di queste classi bisogna fare le opportune distinzioni. Anche perché, solo chi realmente centra perfettamente entrambi i requisiti avrà interesse e la possibilità di uscire a 62 anni con 41 di contributi.
I lavoratori over 62 ma con meno di 41 anni di contributi, dovranno attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni o quella anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. I lavoratori under 62, invece, ma con 41 anni di contributi potrebbero già uscire, se non l’hanno già fatto, con l’opzione lavoratori precoci che non prevede una soglia di età.
In pensione a 62 anni
C’è poi da considerare la questione anagrafica. Andare in pensione a 62 anni con Quota 103 comporta sicuramente una penalizzazione della pensione rispetto ai 67 anni. Di base, infatti, l’importo dell’assegno aumenta con l’età di uscita dal lavoro. Al punto che solo un lavoratore con una retribuzione medio-alta avrà convenienza ad andare in pensione a 62 anni.
Non a caso, il Governo ha strozzato il ventaglio di uscita vietando a chi percepirebbe una pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo di poter beneficiare di Quota 103. Un dirigente, un magistrato o un preside di scuola, ad esempio, non potranno accedervi.
L’alternativa, per chi non raggiunge i 41 anni di contributi, ma può contare su 63 anni di età potrebbe anche essere Ape Sociale. Si tratta di uno scivolo verso la pensione di vecchiaia riservato a particolari categorie di lavoratori, specialmente quelli gravosi che dallo scorso anno sono stati ampliati fra i beneficiari del trattamento.