Riforma pensioni rinviata di un anno. Per sapere come cambierà la previdenza in Italia dovremmo quindi attendere ancora del tempo. Intanto arriva quota 102 che alleggerisce lo scalone col ritorno alla Fornero per il dopo quota 100.
Sembra questa l’unica striminzita novità che il governo Draghi è riuscito a proporre. In perfetto stile italiano, dove le decisioni più importanti e forse dolorose vengono rinviate sine die. Inutile sporcarsi le mani prima, alla vigilia di elezioni presidenziali e politiche.
Riforma pensioni rinviata al 2023
Se la guardiamo bene, quindi, la riforma pensioni 2022 si riduce alla sola introduzione di quota 102, peraltro riservata a una ristretta classe di lavoratori.
Per il resto, si torna alla Fornero, cioè in pensione a 67 anni di età per tutti. O con 41 anni e 10 mesi di contributi versati (un anno in meno per le donne). Un ritorno che quasi sicuramente diventerà definitivo se il legislatore non ci metterà una pezza. Salvo gli scivoli previsti per i lavoratori del settore privato.
Del resto, le indicazioni del governo sono chiare: le pensioni anticipate vanno eliminate a meno che non le si penalizzi. Come avviene oggi per Opzione Donna, il cui calcolo è basato esclusivamente sul sistema contributivo anche per i versamenti nel periodo retributivo.
Il tavolo coi sindacati
L’ultimo incontro del governo coi sindacati ha portato sostanzialmente a vane promesse e a progetti fumosi che lasciano il tempo che trovano. Il progetto di riforma per il 2023 e il confronto bilaterale sul tavolo partirà a dicembre per proseguire fino a marzo. Tutti sanno, però, che non servirà a niente.
Perché? Ebbene lo scoglio è politico, o meglio, istituzionale. Nella primavera 2022 ci saranno le elezioni del Presidente della Repubblica e il governo sarà dimissionario. Se poi sarà Mario Draghi a salire al Quirinale, è probabile che un nuovo governo possa non vedere più la luce con questa legislatura e si vada ad elezioni anticipate.
Insomma, ci sono tutte le premesse perché il progetto di riforma pensioni naufraghi, come già avvenuto durante il secondo governo Conte. Più probabile che con la fine di quota 102 l’anno prossimo, si torni per tutti alle regole del pensionamento ordinario.