La riforma pensioni sembra essersi arenata dopo i primi incontri fra sindacati e governo. Indiscrezioni, però, confermano che i tecnici del ministero del Lavoro e dell’Economia sono al lavoro su varie ipotesi di cambiamento per il 2024.
Alla luce dei recenti dati di spesa previdenziale evidenziati dall’Inps, l’obbligo rimane quello di limitare il più possibile le uscite anticipate. Quota 103 terminerà quindi a fine anno e le deroghe alle pensioni ordinarie si ridurranno ulteriormente. Cosa ne sarà quindi della tanto attesa riforma?
Riforma pensioni 2024 cosa cambierà
E’ probabile che il quadro normativo che uscirà dalla prossima legge di bilancio non dovrebbe modificare la riforma Fornero che prevede in sostanza l’età della pensione agganciata alla speranza di vita.
Il governo punta, invece, a modificare l’ordinamento nella parte in cui è concessa la pensione ai lavoratori contributivi puri al raggiungimento dei 64 anni di età con almeno 20 anni di versamenti. A oggi ne hanno diritto solo coloro che possono beneficiare di una pensione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, circa 1.409 euro al mese.
Soglia che potrebbe scendere a 1,5-1,6 volte l’assegno sociale per ampliare la platea dei lavoratori. A quel punto, si potrà andare in pensione a 64 anni a patto che i contributi versati nel sistema retributivo siano migrati a quello contributivo. Come già previsto per Opzione Donna.
Più flessibilità in uscita
In alternativa, se le posizioni dei sindacati fossero meno rigide, si potrebbe arrivare a forme di pensionamento anticipato più flessibile. Magari anche a una uscita dal lavoro a 62-63 anni, ma con una penalizzazione commisurata agli anni di anticipo rispetto ai requisiti di vecchiaia. Abbandonato per ora il progetto di Quota 41 per tutti indipendentemente dall’età perchè costerebbe troppo.
A tal proposito vale la pena ricordare la proposta dell’economista Michele Raitano per rendere più flessibile la pensione alla generalità dei lavoratori. Andrebbe quindi introdotto anche un sistema di maggiori e diverse tutele per chi svolge lavori usuranti.
La categoria dei lavoratori usuranti andrebbe infatti ampliata per consentire a nuove figure professionali, egualmente logoranti, di andare in pensione qualche anno prima rispetto a quanto previsto ora. Anche per le donne con figli si sta studiando maggiori forme di tutela con anticipi fino a 2-3 anni per ogni figlio.