Riforma Pensioni, Tridico (Inps): più flessibilità in uscita

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico torna a invocare maggiore flessibilità in uscita per riformare il sistema delle pensioni.
4 anni fa
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pensione

Il sistema delle pensioni deve diventare più flessibile. Così, in sintesi, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico dichiara in occasione della conferenza “Wake up Italia” organizzata dall’Università di Verona.

Il numero uno dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale non ha dubbi e incalza il Parlamento a fare la sua parte per rendere meno pesante l’uscita dal lavoro a chi svolge mansioni usuranti. Un suggerimento rivolto anche al governo Draghi che quest’anno dovrà mettere mano alla riforma delle pensioni.

Riforma pensioni e flessibilità

L’Inps e il Paese – dice Tridico – hanno messo la sostenibilità pensionistica a posto con la riforma Dini e con la riforma Fornero. Questo garantisce una sostenibilità finanziaria. Poi, però, c’è l’efficienza sociale da tenere a mente“.

Tridico pensa a un diverso sistema di pensioni, anticipato e flessibile, che tenga conto del tipo di lavoro svolto. In buona sostanza, bisognerebbe introdurre dei coefficienti o un sistema a punti che riconosce il lavoro gravoso o usurante svolto. In maniera tale da permettere di lasciare in anticipo l’attività in base agli anni prestati per le mansioni ricoperte.

Con un minimo di contributi versati facendo ad esempio riferimento all’attuale riforma Fornero che prevede 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età per alcune tipologie di lavoratori precoci. Insomma chi più fatica e si logora, meno deve attendere per andare in pensione. In questo senso andrebbe rivista anche la lista dei lavori usuranti e gravosi ampliando la platea dei beneficiari.

Pensioni di garanzia per i giovani

Tridico suggerisce anche di intervenire a favore dei giovani lavoratori. Cioè coloro che non potranno vantare un percorso lavorativo uniforme e stabile, vista la precarietà e saltuarietà dei lavori nell’era moderna.

“E’ necessario inserire nel programma di riforma una pensione di garanzia per i giovani”.

Cioè una pensione minima vitale che permetterà ai giovani lavoratori di vivere e di non sprofondare nella povertà.

Questo perché, dopo la riforma Dini, chi non può vantare versamenti contributivi prima del 1996 non avrà diritto all’integrazione al trattamento minimo. Beneficio escluso per chi ricade totalmente nel sistema di calcolo contributivo.

La misura sarebbe pienamente sostenibile e attuabile perché i conti dell’Inps sono a posto. Il debito dell’Istituto, così come il fatturato, fa parte del bilancio dello Stato – ha detto Tridico – è quindi del Paese.

“E’ ovvio che durante questo periodo di pandemia abbiamo incamerato meno contributi, anzi li abbiamo anche sospesi, ma non c’è da allarmarsi. Lo Stato si indebita, in modo sostenibile in questo periodo”.

Quota 100

Le preoccupazioni maggiori per il governo, però, sembrano quelle legate alla fine di quota 100. Non è ancora chiaro cosa succederà dopo la fine dell’anno, quando il sistema di pensionamento anticipato terminerà.

Si sono fatte molte ipotesi in proposito e sta avanzando sempre più l’idea di consentire comunque la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo rispetto alla regole previste dalla riforma Fornero. Ma a condizione che si sia disposti a subire una penalizzazione, cioè un taglio degli assegni sulla falsariga di quanto avviene in Germania.

Un sistema che metterebbe però al riparo coloro che potrebbero beneficiare di maggiore flessibilità in uscita, secondo quanto suggerito da Tridico. Pertanto, chi svolge lavori usuranti e gravosi potrebbe lasciare il lavoro in anticipo ma senza penalizzazione.

Pensioni e flessibilità in uscita

Serve quindi “una riforma che garantisca maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro è la linea su cui ci stiamo muovendo. Realizzare questa flessibilità è improcrastinabile” – ribadisce Tridico – per evitare di mettere tutti sullo stesso piano e riconoscere certe professioni più logoranti di altre, come avviene anche in altri Paesi.

Quindi bisogna superare l’età di pensionamento uguale per tutti i lavoratori tenendo conto della gravosità dei lavori e stabilire un’età minima di uscita.

Offrire ai lavoratori gravosi la possibilità di andare in pensione in maniera flessibile sarebbe un ottimo risultato. Sulla flessibilità per andare in pensione “c’e’ un dibattito aperto” anche sull’età di riferimento, ha aggiunto Tridico, spiegando che “laddove si passi al contributivo la flessibilità sarebbe un atto dovuto”.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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