“Per fortuna ci sono oggetti intramontabili che sfidano il tempo e gareggiano valorosamente con la modernità. Le forbici, per esempio, eleganti e geniali. I bottoni e gli occhielli, invenzione scomoda che nessuna chiusura lampo ha potuto tuttavia detronizzare. I lacci da scarpe, che consigliano pazienza“, affermava Luigi Pintor.
Tutti oggetti, quelli poc’anzi citati, che ormai fanno parte della vita quotidiana di ognuno di noi. Oltre all’aspetto pratico, però, tali termini vengono usati spesso anche in senso metaforico. Basti pensare alla “forbice” utilizzata dal governo per il reddito di cittadinanza, comportando un taglio per oltre il 40% delle famiglie.
Cosa ci sarà al posto del sussidio targato Movimento 5 Stelle
Attraverso il cosiddetto decreto lavoro, approvato lo scorso 1 maggio 2023, il Consiglio dei Ministri ha segnato la fine del reddito di cittadinanza. Al suo posto verranno introdotte due nuove misure, ovvero l’assegno di inclusione e il Supporto per la formazione il lavoro.
Quest’ultimo verrà corrisposto a partire da settembre dell’anno in corso a favore dei nuclei famigliari che presentano soggetti occupabili. Ovvero coloro con un’età compresa tra i 18 anni e i 59 anni che possono lavorare. I soggetti in questione, così come stabilito dalla Manovra 2023, hanno diritto al reddito di cittadinanza soltanto per sette mesi nell’anno in corso.
I nuclei famigliari con all’interno un minore, un disabile o una persona con più di 60 anni, invece, si vedranno erogare il reddito di cittadinanza fino a dicembre 2023. A partire da gennaio del prossimo anno, invece, si vedranno corrispondere l’assegno di inclusione.
Riforma reddito di cittadinanza: taglio per oltre il 40% delle famiglie
Una riforma importante, quella del reddito di cittadinanza, che porterà con sé importanti cambiamenti per molte famiglie. In particolare molti degli attuali percettori del sussidio non potranno beneficiare dell’Assegno di Inclusione.
“Secondo una stima condotta con il modello di microsimulazione dell’UPB alimentato da un campione longitudinale di dati amministrativi relativi alle dichiarazioni ISEE e alle effettive erogazioni del RdC nel triennio 2020-22, dei quasi 1,2 milioni di nuclei beneficiari di RdC, circa 400.000 (il 33,6 per cento) sono esclusi dall’AdI perché al loro interno non sono presenti soggetti tutelati. Dei restanti circa 790.000 nuclei in cui sono presenti soggetti tutelati, circa 97.000 (poco più del 12 per cento) risulterebbero comunque esclusi dalla fruizione dell’AdI per effetto dei vincoli di natura economica. Nel complesso, dunque, i nuclei beneficiari dell’AdI risulterebbero circa 740.000, di cui 690.000 già beneficiari di RdC e 50.000 nuovi beneficiari per via della modifica del vincolo di residenza”.
Complessivamente, viene sottolineato, i nuclei percettori del reddito di cittadinanza che non accederanno all’assegno di inclusione sono pari a circa il 42%. Questi registreranno una perdita media mensile pari a circa 460 euro. Nel caso in cui si tratti di famiglie senza soggetti tutelati la perdita media potrà aumentare addirittura fino a circa 535 euro al mese. Sempre in base ai dati dell’Upb, a registrare maggior vantaggi dalla riforma del reddito di cittadinanza saranno i nuclei famigliari con disabili che potranno beneficiare di un aumento medio del beneficio pari a 64 euro al mese.