Per l’opposizione si tratta di una proposta disastrosa (e quando mai qualcosa che fa il Governo non è un disastro per gli oppositori), ma stavolta quel che più interessa sono le proteste degli addetti ai lavori. La riforma rete carburanti salta, almeno per ora, poiché i benzinai hanno minacciato di chiudere baracca e burattini e far saltare il banco. Insomma, al rischio di un massiccio sciopero, il Governo si è trovato costretto a rimandare l’accordo che era arrivato dopo addirittura un anno di confronto tra il Mimit e gli operatori del settore.
Favorire i grandi per ammazzare i piccoli
Le proteste dei benzinai sono ben motivati, almeno dal loro punto di vista. La nota diffusa da Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio è chiara: “Si distrugge l’ultimo anello della catena (i Gestori) per premiare le compagnie petrolifere che nel corso degli ultimi 3/5 anni hanno chiuso bilanci con utili mostruosi”. Insomma, secondo l’associazione di benzinai si sta favorendo le compagnie petrolifere a discapito loro. Per i diretti interessati si tratta della peggior riforma fatta da questo paese da quando sono cominciati i rifornimenti ai veicoli. Parole forti per un giudizio negativo senza appello.
Ma la riforma della rete carburanti no trova soltanto opposizione e parere avverso, c’è anche chi sembra strizzarle l’occhio con un certo favore. Naturalmente, non ci riferiamo alle compagnie petrolifere, l’altra parte in causa che dovrebbe appunto trovarne giovamento, ma altre associazioni che non sono così critiche verso tale riforma. Ad esempio, per Unem, Associazione delle aziende del settore petrolifero, si tratta di un passo importante per il nostro Paese. Anche Assoutenti è d’accordo e considera la riforma un’ottima cosa. Ci va con i piedi di piombo invece Unc, la quale anzi teme il rischio di un mercato meno concorrenziale.
Riforma rete carburanti, di cosa si tratta?
A questo punto la domanda sorge spontanea, cosa prevedeva questa riforma rete carburanti che al momento è saltata? In sostanza il Governo vuole modernizzare i distributori italiani. Impianti green, incentivi statali fino a 60 mila euro per e detrazione al 50% per le spese delle colonnine di ricarica e mobilità elettrica con 47 milioni di euro di investimento per il triennio 2025, 2026, 2027. Tutto questo per quanto riguarda i vecchi impianti, mentre per quelli nuovi sarà necessario che essi abbiano almeno un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili a partire dal prossimo anno.
Tutto molto bello, ma il focus su cui i benzinai (e l’opposizione) si concentra è la precarizzazione dell’accordo tra loro e le compagnie petrolifere secondo la riforma rete carburanti predisposta dal Governo Meloni. Si parla di contratti di soli 5 anni, ma soprattutto che possono essere disdetti con soli 90 giorni di preavviso. Insomma, per i benzinai è inaccettabile e le proteste che hanno messo in atto hanno fatto tornare tutto nuovamente in discussione. Vedremo se il Governo farà un passo indietro o se inizierà un braccio di ferro che potrebbe portare problemi su tutti i fronti, soprattutto ai viaggiatori in caso di massiccio sciopero.
I punti più importanti…
- i benzinai protestano contro la riforma reti carburanti;
- il Governo punta alla modernizzazione dei distributori e si va verso una mobilità sempre più green;
- i benzinai non ci stanno, secondo loro il decreto mira a distruggere i distributori per favorire le compagnie petrolifere.