La legge delega 111/2023 assegna al governo di Giorgia Meloni il compito di implementare una riforma fiscale, che comprende anche la revisione dei meccanismi impositivi sui redditi finanziari. La discussione è appena entrata nel vivo, perché l’esecutivo sta stringendo per esercitare tale delega entro i 24 mesi previsti. E ci preannunciano novità rilevanti per gli investitori, tra cui gli obbligazionisti. Per quanto vedremo e spiegheremo di seguito, con l’entrata in vigore della riforma potrebbe diventare conveniente investire in BTp con cedole alte.
BTp con cedole alte? Come funziona oggi
Prima di capire in quale direzione si muoverà il governo, facciamo il punto su quale sia la situazione attuale. I redditi di natura finanziaria sono suddivisi in due macro-categorie:
- redditi da capitale (dividendi, cedole e proventi analoghi)
- redditi diversi (minuvalenze, plusvalenze)
I redditi da capitale sono tassati al lordo, cioè senza alcun riconoscimento di spese effettuate e secondo il principio di cassa. I redditi da capitale sono tassati al netto, essendo riconosciute sia le spese che le minusvalenze accusate, nonché secondo il principio di cassa nei regimi di risparmio amministrato e dichiarativo, per competenza nel regime del risparmio gestito.
Compensazioni fiscali all’interno di ciascuna categoria
In via generale, i redditi finanziari sono assoggettati ad un’aliquota del 26%. Sfuggono, quindi, alle ordinarie aliquote Irpef, che quest’anno vanno dal 23% al 43%. I titoli di stato italiani e quelli inseriti nella “white list” del Tesoro, tuttavia, sono assoggettati ad un’aliquota più favorevole e pari al 12,50%. L’attuale legislazione fiscale prevede che guadagni e perdite possano compensarsi tra loro per comporre la base imponibile, ma all’interno di ciascuna delle due suddette categorie. Gli obbligazionisti, ad esempio, possono ridurre i pagamenti a favore del fisco sui proventi realizzati, compensandoli con le perdite riportate nell’esercizio in corso ed entro i quattro successivi.
Cosa prevede la riforma fiscale
La riforma fiscale vuole intervenire su questo punto, creando un’unica categoria in cui fare rientrare tutti i redditi finanziari.
Si tratta di una rivoluzione in corso. Ad oggi esiste un po’ di confusione in materia. Molti piccoli investitori non riescono a comprendere con precisione cosa possa compensarsi con cosa. Alcuni finiscono per evadere involontariamente il fisco, ritrovandosi anni dopo a pagare pesanti sanzioni e gli interessi dovuti. Finalmente, si farebbe chiarezza. D’altra parte, non esiste alcuna ragione specifica per la quale una minusvalenza non possa compensarsi con le cedole sul piano impositivo.
Obbligazionisti con le ossa rotte con l’aumento dei tassi BCE
Per quanto spiegato, nei prossimi mesi potrebbe diventare più conveniente investire in BTp con cedole alte. Negli anni passati, la Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato i tassi di interesse da 0 al 4,50%. Questo ha fatto crollare i prezzi delle obbligazioni. Pensate, tanto per fare un esempio, che il BTp 2072 è passato da una quotazione massima di oltre 105 nell’agosto del 2021 a una minima sotto 50 nell’ottobre scorso. Chi acquistò questo bond agli inizi, ancora oggi riporta una perdita virtuale intorno al 40%. In teoria, lo stato gli riconosce un credito d’imposta pari al 12,50% di tale perdita fino al quarto esercizio successivo alla realizzazione della minusvalenza.
In situazioni del genere, alcuni vendono anticipatamente e controvoglia per maturare formalmente una plusvalenza e procedere alla compensazione fiscale. Con l’esercizio della delega fiscale, potrebbe tenere i titoli in portafoglio e compensare i crediti d’imposta con i versamenti dovuti sulle cedole che incasserà grazie agli altri titoli su cui ha investito. Se, come accade per molti che avevano acquistato a prezzi alti negli anni recenti, le perdite già cristallizzate sono state elevate, la convenienza sarebbe di inserire in portafoglio BTp con cedole alte. I crediti d’imposta verrebbero smaltiti più velocemente.
BTp con cedole alte, esempio con la riforma fiscale
Facciamo un esempio. Torniamo al BTp 2072. Immaginiamo che Tizio abbia comprato un lotto minimo di 1.000 euro a 100 e lo abbia rivenduto nelle settimane scorse a 60. La sua minusvalenza sarà stata del 40% o 4.000 euro. Il credito d’imposta riconosciutogli è di 500 euro, cioè il 12,50% della perdita. Sarà valido fino a tutto il 2028. Immaginiamo che l’investitore voglia approfittare della riforma fiscale. Acquisterà BTp con cedole alte per avvalersi di tale credito. Tra le varie possibilità, avrebbe quella di acquistare il BTp agosto 2034 con cedola 5%.
Immaginiamo che vi punti 5.000 euro. Agli attuali prezzi di mercato, dovrà versare circa 5.556 euro. In cambio, ogni sei mesi riceverebbe in pagamento 125 euro lordi, di cui 15,63 euro trattenuti direttamente alla fonte dallo stato. Fanno 31,25 euro all’anno. In quattro anni, sarebbero 125 euro. Già si ritroverebbe a compensare buona parte del credito d’imposta. E comprando altri bond con relative cedole, avrebbe modo di pareggiare il conto con lo stato. Ecco perché nei prossimi mesi potrebbe esservi un interesse ancora più spasmodico a favore dei BTp con cedole alte.