Le misure anti-covid hanno determinato un rincaro dei prezzi in spiaggia anche del 35%. Secondo un’interessante indagine di Altroconsumo a rimetterci sono i bagnanti. Rispettare le varie misure anti-covid per le spiagge significa dover predisporre dei costi aggiuntivi, senza contare che se rispettate, queste misure impongono la distanza tra ombrelloni, che di conseguenza significa meno presenze in spiaggia. I gestori dei lidi guadagnano meno ma per affrontare tutti questi costi rincarano i prezzi.
Una giornata al mare diventa un salasso
Da quando è iniziata la stagione estiva, i gestori delle spiagge hanno dovuto predisporre alcune misure come i gel igienizzanti pronti all’uso, gli ombrelloni lontani, percorsi ad hoc e cartelli.
Quanto si paga in più?
Confrontando le tariffe dello scorso anno con quelle di quest’anno, infatti, è emerso che un rincaro c’è stato. Si parla del 5% in più per noleggiare ombrellone e lettino per 1 mese, il 15% in più per un abbonamento settimanale, il 12% in più per un giorno. Tutto ovviamente dipende anche dalla località e dai servizi offerti. Ad esempio, a Finale Ligure, in provincia di Savona, l’anno scorso si pagavano 33 euro per una giornata al mare, oggi 45. Ancora più cari sembrano gli abbonamenti settimanali. In questo caso è ancora la Liguria tra le più care 282 euro contro i 225 dello scorso anno, rincari anche ad Anzio (472 contro 415), la penisola sorrentina, dove i prezzi sono aumentati del 32%. Tra i lidi meno cari quelli siciliani. Tutti i lidi comunque sembrano aver rispettato le norme anti-covid relative al distanziamento tra ombrelloni tra 10 e 25 metri.
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