Chi rinuncia al reddito di cittadinanza sarà tenuto anche al rimborso degli arretrati. Questa, almeno, è l’interpretazione più diffusa nei Caf visto che, al momento, si tratta di ipotesi. Mancano infatti indicazioni certe visto che era una situazione non prevista.
Rinuncia al reddito di cittadinanza: sarà richiesta la restituzione
Secondo i Caf quindi andranno restituiti gli importi percepiti con la card fino ad ora. Eppure bisognerà trovare una strada visto che si tratta di una platea di circa 130 mila persone.
Non si sa ad oggi quale sarà l’importo da restituire. Si attende a tale proposito una circolare dell’Inps in arrivo nei prossimi giorni per chiarire tutti i nodi da sciogliere. Non sarà una procedura in discesa.
L’iter di rinuncia per tutte le card interessate infatti potrebbe richiedere mesi. Come anticipato, l’ipotesi più gettonata prevede la restituzione delle somme già incassate. Le modalità di restituzione potrebbero ricalcare quelle già previste per il bonus Renzi nei casi di mancati requisiti, ovvero una soluzione unica. Non dovrebbe, nella maggior parte dei casi, trattarsi di grosse cifre visto che sono comprese una o due mensilità al massimo e che, chi ha dichiarato di voler fare rinuncia, spesso è per protesta (o per evitare oneri e controlli connessi al sussidio) avendo preso meno di 100 euro. Ricordiamo infatti che chi beneficia del reddito di cittadinanza non può lavorare in nero e che, entro luglio, sarà chiamato a siglare un patto per il lavoro (almeno queste appaiono le tempistiche elaborate dall’Ufficio parlamentare di bilancio). Per i “furbetti” ci sono sanzioni molto severe: si arriva a sei anni di carcere. Evidentemente sussidi sotto ai 300 euro sono considerati poco allettanti per rischiare.
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A livello burocratico i beneficiari del RdC che decidono di rinunciare all’importo dovranno fare domanda all’Inps (con un modulo apposito).