Recuperare gettito da attività che spesso vengono svolte in nero: tra queste c’è il mondo sommerso delle ripetizioni private extra scolastiche. La proposta del governo per arginare l’evasione e fare in modo che chi presta questo servizio operi in regola, è di introdurre anche in questo ambito la flat tax al 15%. Un’imposta sostitutiva che pagherebbero i professori che danno ripetizioni private fuori dall’orario scolastico. Tra questi anche ex docenti ora in pensione. C’è stata una fase, quella dei voucher lavoro, in cui alcuni dichiaravano le entrate derivanti dalle lezioni private.
Ripetizioni private, quanto si guadagna: business da 800 milioni quasi tutti in nero
Circa due anni fa la Fondazione Einaudi aveva stimato in 800 milioni di euro la cifra spesa dalle famiglie per le ripetizioni degli alunni che devono recuperare insufficienze scolastiche. Secondo il Codacons quest’anno si sono sfiorati i 950 milioni. E nel 90% dei casi i guadagni delle ripetizioni private non vengono dichiarati. Stando a queste cifre, introducendo la flat tax al 15% per le lezioni private, lo Stato potrebbe recuperare circa 140 milioni di euro in tutti i casi in cui a dare lezioni private sono docenti con cattedra attualmente in servizio.
La flat tax al 15% per le lezioni private è prevista nella bozza della manovra approvata dal Consiglio dei ministri ma non ancora inoltrata alle Camere. Se la norma dovesse essere approvata, dal primo gennaio 2019, come si legge nel testo della bozza “al compenso derivante dall’attività di lezioni private e ripetizioni, svolta dai docenti titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado, si applica una imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali pari al 15 per cento, salva opzione per l’applicazione dell’imposta sul reddito nei modi ordinari».