Non si prevede alcuna novità dirompente al board della Banca Centrale Europea (BCE) di questo giovedì, che quasi certamente esiterà il quinto taglio dei tassi di interesse per lo 0,25%. Il tasso sui depositi bancari scenderebbe così al 2,75% dal 4% a cui si trovava fino al giugno dello scorso anno. Ad agevolare la decisione c’è anche la risalita dell’euro nelle ultime settimane. Il cambio contro il dollaro è in recupero da meno 1,02 a quasi 1,05. In rialzo anche contro franco svizzero e sterlina inglese, un fatto che fa tirare un sospiro di sollievo a Francoforte.
Inflazione ancora alta
Se non ci fosse stata la risalita dell’euro, la discussione si sarebbe un po’ complicata tra i governatori centrali.
Una moneta unica troppo debole rischia di fare aumentare i prezzi al consumo, quando già l’inflazione nell’Eurozona è sopra il target e in accelerazione. A dicembre è salita al 2,4%, crescendo su base annua per il terzo mese di fila. Il minimo si era toccato a settembre con l’1,7%. E l’inflazione di fondo o “core” è ancora al 2,7%, segnalando una persistenza non rassicurante.
Mercati testano metodo Trump
Per il mercato ci saranno altri tagli dei tassi quest’anno. Per l’esattezza le stime puntano su quattro tagli dello 0,25% in tutto entro dicembre, per cui il tasso sui depositi scenderebbe al 2%. Ma il “metodo Trump” rende ogni previsione più azzardata. La minaccia dei dazi nuove gravemente alla salute dell’economia europea, che è notoriamente orientata alle esportazioni. In sé può portare a un rallentamento della crescita, che già è molto bassa. La possibile reazione dell’Unione Europea con dazi imposti sulle merci americane come ritorsione sarebbe un guaio per la BCE proprio in merito all’inflazione.
D’altra parte, la risalita dell’euro può essere solo momentanea. Il mercato scruta i primi passi della nuova amministrazione Trump e per ora non teme l’imposizione di dazi indiscriminati da parte degli Stati Uniti.
Fiuta nelle minacce una strategia negoziale, che proprio nelle scorse ore ha portato alla resa incondizionata e immediata della Colombia sui rimpatri. L’incertezza, comunque, resta e non aiuta la BCE a farsi un’idea convincente sui livelli d’inflazione a medio termine.
Risalita euro positiva per outlook inflazione
La tensione nel board si sposta alla riunione di marzo, quando ci saranno verosimilmente maggiori resistenze all’implementazione di un sesto taglio dei tassi. A meno che l’inflazione nell’area non registri un’improbabile brusca frenata a gennaio e febbraio, gran parte dei governatori avranno da ridire. La stessa Germania subisce ancora una crescita dei prezzi al consumo vicina al 3%. Solo una prosecuzione della risalita dell’euro avvicinerebbe un accordo, anche perché un cambio più forte allontanerebbe il rischio di reflazione e al contempo impatterebbe negativamente sulla fragile economia, lato esportazioni. E ciò accadrebbe con un Trump molto più incline alle trattative di quanto non sia sembrato fino ad ora.